27 dicembre 2008

la cosa più difficile da capire si rompe dentro lo specchio

le strade sono curiosamente più pulite a natale, sarà che si pretende pulizia e gli spazzini diventano più solerti o magari sarà che tutto quello che lasciamo di solito, lo lasciamo dentro casa. i discorsi si pettinano meglio e succede stranamente di parlare lento e bene anche negli angoli puliti. il tempo può essere rubato, è talmente indifeso che nemmeno si riesce a difendere e non succede niente nel tempo che gli permetta di essere migliore e resistere. amo la distanza che può essere colmata fino all'orlo dei suoi spigoli taglienti, che può essere adornata con mille parole pateticamente più inutili della nebbia fresca. altri tipi di nebbia non sono invece poi così inutili. è semplice perdersi in questi giochi artificiali, rinunciare a capire qualcosa di concreto. è semplice parlare per tutto un pranzo e poi tornare nella nebbia fresca. è semplice, sin troppo semplice, coprirsi ogni mattina con la stessa coperta. l'ordine appassisce la curiosa dinamicità dei miei quadri senza disegni. le paure sono difficili da potare per farle crescere meglio. non obbediscono nemmeno lì. sarà come piovessero tutte le promesse con i loro petali complessi. sarà pieno di attese e rinunce precise e producenti, almeno si spera. il pensiero diseredato che approda con un silenzio semplice e onesto, il più difficile da digerire. i discorsi che diventavano operatori ginecologici delle idee malsane. le parole disegnate dentro la testa, le parole che si sposano per divorziare dopo due secondi senza aver nemmeno scopato per finta. in quei magici secondi durante i quali realizzi che la tua testa è come una miniera abbandonata, ti abbandoni di nuovo alla lascività costernata del freddo concreto. i giri semplici da smontare e metterti dentro la bocca contrita dalla coagulazione. la forza divina della coagulazione rinuncia a cadere dentro questa storia stanca di girare. e prima o poi costruirò una casa con tutti questi oggetti disadatti. le corse contro il contrattempo di credere ancora nella possibilità di vivere dentro un albero scavato dentro la sabbia della tua pancia. tutte le lettere che galleggiano infondo a quel santificato tombino. le sigarette decapitate durante la rivoluzione borghese. per coerenza molte cose non dovrebbero essere cercate di nuovo, rianimate e poi lette. la profondità espandibile nonostante tutto quello che poteva capitare dentro una macchina. alla fine mi viene sempre la stessa domanda, ormai stanca. e appena dopo questa fine viene affannata e ubriaca la risposta, così ubriaca che non le credi e rinunci a rispettarti e a rispettare tutto quello che di notevolmente meglio avresti potuto fare in due minuti di merda

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