13 luglio 2009

"se parti adesso potrebbe esserci ancora il sole per quando arrivi" rimaniamo in piedi come due strade senza sbocco

"ogni angelo è terribile", anche se mi paragoni a tutte le finestre chiuse. l'inizio del cielo estinto che esce dalla cornice di lana colorata ancora di colla. il meno male possibile. le bugie che evadono verso una stagione migliore con il preservativo. mentre qua arrivi tu a ridere della generazione degenerata nel silenzio suicida dei condoni redditizi. la costante manomissione delle tue combinazioni. chiusa in camera tanto che non bastano le mani. continui a cancellare colori con le forbici rimanendo fedele solo alla liturgia del sabato di cera che forse ti salva davvero, aspettando in silenzio che ogni luce torni ad essere plastica nella sua infermità. come ogni falsa poesia svenduta che accende i tuoi capelli chiusi, si sciolgono al sole le foglie blu che scalciano via i test anatomici. le notti desertiche senza il loro freddo. le nostre elezioni e la pena che ci invade. gli scudi antisommossa che ti si stropicciano in borsa, ma tanto ci sono le rassicurazioni pubbliche. e quelle pubblicizzate. con i nostri reciproci confini che si spostano. ogni mattina svegli e perplessi in cima al ghiacciaio. forse ancora deviati su un altro binario, concludiamo che la comunità dei mali ha ereditato ingenuità e presunzione non presunta. anche se non capisci sotto quale corrente respirino e volino via le strade. nonostante un trasloco. la retromarcia di un punto scoperto con una bassa tensione ci taglia le spinte emotive. chiedendosi perché una persona voglia morire lontano. la coscienza più vestita anche se non fa festa. l'abisso di Jacque non è mai stato così illuminato e calpestato. e non ho mai avuto voglia di coprire. aspetto insolente che ogni mia voce torni ad essere di plastica. under our doors. gli inverni a metà prezzo hanno molte ragioni per non essere ricovertiti. e non doveva esserci nessuno a controbattere a questa guerra piena di turisti invasivi. l'inizio del cielo estivo si scolora negli addii programmatici. le risposte che sono state debellate, il sole che ultimamente si trucca in un modo strano. se torno adesso potrebbe esserci del sale ad asciugarti il mare. e non ho mai avuto voglia di capire l'ostinatezza che attacca i quadri, come se fosse possibile fissarci o confessarci in qualche modo o buona maniera. le parole sbattezzate che non pregano più. come ho detto, "disinfestarsi", ma solo le ferite. gli effetti collaterali dei bombardamenti hanno sempre un nome. e non abbiamo mai colto l'inganno di un qualsiasi soffitto come se fosse un fiore. ed è davvero possibile scambiare p. con due pesci rossi, come nel libro. il falso piano della memoria ti ha indebolito il fegato. come fai a sopportare in silenzio, come fai a supportare in silenzio. tutte le cose avanzate non sono materialmente condivisibili. le pistole in faccia al mattino per non dimostrare. le manifestazioni del difetto. il sonno, solo lui scarcerato permette di sentire il freddo. altre persone semestrali resistono, per esempio alla benzina con meno sillabe. "anche se abiti sotto di me". hanno comprato il porto dove prima potevi nuotare. non ci puoi nemmeno più vomitare con gli occhi tutto quello che volevi dirmi sui cieli in affitto. sulle lezioni silenziose delle discariche. che sul nostro cielo hanno steso un velo impietoso anche se non era morto. e aveva ancora la tuta da lavoro. che hanno steso sul nostro giudizio un veto impietoso

7 luglio 2009

245 giorni liofilizzati incrementeranno le guerre dei nostri sorrisi immotivati

nemmeno ricordo il colore di ogni scheggia tolta. il viso esploso in un tempo terso. il senso dissestato e dissennato delle cose. i sogni con gli occhi occupati. domani non dormirò. "con una profonda sfiducia e una più profonda speranza". compreso me. un giorno che ho tradito anche le bugie. quello che fai per non arrenderti alla nostra asincronia. rileggersi prima di te. le stagioni al buio che scendono le scale. come passeggiare in quel vicolo che non era altro che un cantiere sperduto dentro di noi. la tua paura di credere un po' meno alle favole scadenti. gli investimenti amichevoli per correre via in bicicletta sotto la pioggia avida. fino ad istanbul per bere acqua pulita. le bugie in metropolitana che hanno meno eco. ripetersi prima di te in ostinate paure. le ossidate misure del contorno. concedersi qualche taglio in meno anche se fuori c'è il sole che si stira. le città impugnate dalla parte del manico. per tutto quello che ho dimenticato di correggere. ho strappato il fantasma di luigi e così non piangi più per una settimana intera. gli appelli nel deserto. forse è una rinuncia alla malattia. come se fosse possibile. come se fosse plausibile dentro questo condono. le considerazioni che si scartano anche se non è natale. anche se non è vitale riuscire a demolire quella nudità. imperfezioni sulle nostre radure. le chiavi chiuse. le tue vacanze di sincerità che non vuoi evadere. tutte le sere al mare per vedere se cadevano le bombe davanti al sole meschino. il giorno arrestato. il vero destino bagnato di nuovo. il senso dissetato. il senso disertato delle cose. voleva vivere dentro una scatola ma è morto cercando di volare. il senso del volere. il dissenso del cadere come quando mi hai parlato l'ultima volta. di un cielo bianco che non aspettava abbastanza. il tuo sorriso eretico. compreso me anche se sembro mio padre. le nuove ritorsioni che s'abbracciano dentro un ago che finalmente ha un punto. non basta la febbre per salutarti. le cartine rotte a metà strada. i giorni presi in affitto senza troppa democrazia. la luna che scende fino a bucarsi. l'empatia di carlo che mi urlavi con gli occhi chiusi e sfrattati da giorni ormai. il regime approvato senza troppa economia politica. le misure di insicurezza. e forse mi sono perso dentro di me. e forse mi sono sparso lungo i nostri occhi oscurati. e credevano che fosse un film. nemmeno avesse cambiato frequenza. mi hai toccato dietro le radiografie. tutte le stronzate che non bastano a quanto pare e non si lavano. le nostre mutazioni generiche danno aria al condizionale sfitto della nostra degenerazione. è meno lento e ancor meno denso. che ora le giornate sembrano appena lavate e stirate, ripiegate con cura dentro la mia testa. anche se non c'è ancora il profumo del tuo ammorbidente. perchè il carcere è ancora immaturo. perchè forse è giusto credere ancora in quella piccola canzone che si distingue da noi. le costellazioni attendibili. la foto di quella stella che non espatrierà più i nostri occhi chissà dov'è. nei nostri sorrisi immobili che hanno deportato. per tutto quello che ho dimenticato e basta. perchè forse davvero "ripeness is all", compresa la dedica.

3 luglio 2009

il contorno del vento depurato

quando allaccio il cielo al tuo fianco. e la sera che sale dentro ad un colore viola. le assicurazioni precoci per le nostre infermità essenziali. la notte che si coagula non solo dietro al vetro. quando dici sempre di no o comunque smetti di dire si. il senso di discolpa. e la notte scorsa hanno colorato di nuovo tutta la città mentre dormivamo. il buio smette di essere timido mentre un gradino di scioglie. il profondo profumo della carezza. di quanto ci scansano le nuvole. fermavi anche le macchine per le conferenze prestampate della tv. le assicurazioni feroci. intanto perquisiscono di mattina e dormi sepolta in un campo di grano. il cielo di cenere al tuo fianco sembra quello di milano di mattina, ma in silenzio. quello che ti sorpassa nella testa. il tempo notturno e quello teatrale a ridere meno. ritrovandoci a non fumare fuori dell'ospedale. non ci possiamo correggere sequestrare in altri occhi più scivolosi. le canzoni di plastica e le mani disegnate addosso agli anni che corrono. la sabbia nella testa mentre cerco di non guardarti. hanno riciclato di tutto in banca. il sogno di bambina che non ha mai voluto dormire. il tetto di pioggia per quando torni a casa. ritrovandoci a spiegare ancora ma senza avere gli occhi per le mani. e non c'è nostalgia per le rissose calamità. s'abbandona senza colore la promiscuità elettorale. niente letto per cena e nemmeno per schivare altre nuvole di cera. è che siamo peggio dell'aria, burocraticamente diversi da un film in affitto forse. l'epilessia rimane una vegetazione spontanea. mentre adoro guardarti il blu ti fa smettere prima. il nostro condizionale riguardo alla cronaca. e chiamale se vuoi estorsioni, sempre per il vento deputato. la data di scadenza. in sogno mi chiedi sorridendo la strada per arrivare alla stazione. sei felice di andare come se non fosse successo niente