20 giugno 2009

"almeno svegliami prima di andartene"

risposte che arrivano quando hai finito di aspettarle. le cose in vena. di rivivere c'è sempre il contrattempo. e rileggo le istruzioni per il nostro disuso. cadere altrove, lontano dagli occhi guasti almeno. bersi il sangue con tutto l'ordine intorno. con certe prospettive antipanico nell'osservare nuvole cocainomani sopra i silos. gli anestetici sospesi fanno scoprire ridicole realtà sensibili. e quelle insostenibili? alcuni organi di dissenso che non si vogliono trapiantare. con emma che indica la luna e gli aerei impazziti appena esce di casa. perso nella sensazione artificiale di credere nel tempo liberato e nell'oceano che non ci ha salvati in tempo. a noi che non facciamo rumore. quando ti disperdi nell'ambiente anche se così, fino in fondo, non si potrebbe. le case sempre più chiuse nelle città spogliate che volano laggiù verso un paese strano. le notti americane nella città più svogliata di noi. con i nostri anni a piombo. che ce li hanno sequestrati. le radure indifferenziate e i condoni esaustivi che sono già maturi. saluti l'estate come anni fa. la madre che corre anche se così, fino in fondo, non si potrebbe. il silenzio retroattivo. il vapore delle lacrime che macchia il soffitto. quanto si perde nella rappresentazione. e senti ancora il peso sul petto del cuore di tenebra usato e non buttato. il tuo corpo contundente. e saluti l'estate come anni fa quando ancora profumava di polvere e noi che ridevamo più forte. il silenzio umido di quando ti senti nuda ma ridi. con le disintossicazioni elementari lontano dal perdono. e dalle insicure commozioni di giugno. quando ci chiudiamo dentro la macchina per non perderci. con una calma che diventa contundente come il tuo ultimo corpo che ascolto in silenzio. di quanto si perde nella rappresentazione

12 giugno 2009

incidenze di percorso

gli inverni difesi dentro le nostre incompatibilità. ti ho vista increspare dentro un giorno disinfettato male. la tua "faccia di vento". le perle di vetro dentro le luci accese. le distanze organiche e gli anni oceanici. mentre fuori tutto piove nelle nostre braccia disadorne. l'autunno inalienabile della televisione. le frasi plastificate. decidono di approvare ogni tipo di estinzione tranne quella dei nostri debiti morali. schiena a schiena ci guardiamo negli occhi. l'amplesso diradato di un tramonto. le facce piene di conforto che chiedono se dentro piove ancora. raccontare della fiducia ricambiata che vorrei avere con la cenere. del sottomarino e dei giornali gialli. ma non abbastanza. le nuvole di litio. il pensare senza affanno. contare male per crederci ancora in questa notte. disinfestarsi. il muro troppo liscio che scivola dentro la nostra gola. la ruggine che colora almeno. l'ufficio del collocarsi dentro una risposta. parole tagliate male. la strada troppo lunga che non ci porta più a casa. la sua luce al contrario che sbianca tutto. l'eco delle destrezze economiche nel campo dei sentimenti. incolto. sentieri e minuti di sabbia densa e aspra. candele di risposte. il bello del peggiorare che trovi dentro una bottiglia rotta ma non abbastanza. le bollette che spariscono dentro la nostra sala d'attesa. schivare responsabilità contromano. urlare contro responsabilità contromano. luce dominante. ore incognite. l'irriducibilità dei nostri controsensi unici che a stento sopravvivono dentro questa meschina paura di uscire. dentro un fiore troppo denso mi hai abbracciato e intercettato. le canzoni cantavano meglio di noi la paura di risponderci. le scale che salivano dove gli occhi dei nostri organi non potevano arrivare. nemmeno i sogni collassavano più al mattino. svenivano solo sicurezze e amenità sentimentali. i deserti che si aprono con il telecomando. le sorprese scostanti. gli occhi lucidati. le persone usate e poi svendute ad un prezzo troppo caro. il tuo silenzio che mi spoglia. la paura di leggere il libro che non ho letto. teoremi e rimproveri. tappeti di nuvole e cemento azzurro. il cielo d'ottobre sorride come te mentre ti perdi
°°°
per un gesto automatico spegno una luce già spenta. sfiguro il letto rincorrendo una voce. il vento scalcia l'aria alcalina. con un filtro fatto male ti chiedi cosa ci sia sotto di te e intanto ti rompi la testa contro quello in cui credi. e rischi si svenire pensando alle persone senza antifurto. il silenzioso che hanno da sempre e sempre fitto di palpitazioni e brividi sudati in fronte. frasi R e frasi S.
la bolletta del gas della polizia romana

6 giugno 2009

lasciarsi stare sotto il ghiaccio di Bentley

ogni volta che usciamo ci serve la scatola nera. incendi dolorosi dentro le nostre paure di carta straccia. parli meno. la matematica di cesare non ci solleva nemmeno da una delle tante responsabilità. gatti morti prima che passassimo. reduci dalle novità senza stipendio. le nostre scritte in rosso. cani randagi che sorridono. scappano i giorni che non hai visto bene. le ammissioni e poi fissarci per ore. come credendo che il muro sia più forte di noi. la cena senza letto. parli meno di me. il risultato di costanza ci brucia anche se il meglio si è estinto dentro la macchina fredda. le prime parole con te davanti. il silenzio dei container usati e calpestati. che si tengono per mano con la dolcezza che non abbiamo più noi. le impressioni che sono in ostaggio da troppo tempo ormai. case destrutturate. le esplosioni chimiche nelle fabbriche dove giocavi da bambina. i fiori lanciati. scappare dietro il treno che ci nasconde dentro. una vita avvitata troppo stretta a quella sete. fughe estetiche. antidoto estatico preso dopo la primavera che accende tutte le sigarette
°°°
quella volta che mi hai accarezzato i capelli come fossero aria fresca e non quella colorata. hai sorriso senza avere le vertigini. le lampadine rosse sui grattacieli perse nella traduzione. i fiumi di tokio nel silenzio dei tuoi vecchi poster. tutte quelle cartine per non farmi perdere dentro di me

2 giugno 2009

mi è sembrato di sentire il tuo profumo per tutto il giorno

tu non sei tu. e io non sono mai riuscito a parlare con la tua porta chiusa. e poi ci sono tagli. tagli profondi nei nostri occhi chiusi. in tre giorni milioni di input condensati che colonizzano il mio stomaco vuoto. e sono acido per "non morire". e il profumo che adoro da mesi ho scoperto che in realtà è il tuo. ma non ho mai potuto saperlo. le farfalle di notte, in ritardo, che sopravvivono al loro giorno. i mille pezzi del petto che non hanno uno specchio. le meduse "dopo agosto" sopra il nostro tappeto
°°°
letti d'ospedale matrimoniali non ce ne sono stati mai. non credo nelle nostre ambulanze, non ci ho creduto mai. ho stuprato le metafore. e mi fa schifo solo pensarlo. ma angie che dorme sul tetto. angie che non muore soffocata. mi sono sempre mancate le parole con te e anche questo non te l'ho detto mai. non siamo amici noi. nemici forse ma solo con certe coperte. ma non lo sai. vorrei che quella notte promessa sia oggi, non sai quanto. credo ancora nei 28 anni. che forse non avevamo sbagliato anno per non ucciderci come ieri