risposte che arrivano quando hai finito di aspettarle. le cose in vena. di rivivere c'è sempre il contrattempo. e rileggo le istruzioni per il nostro disuso. cadere altrove, lontano dagli occhi guasti almeno. bersi il sangue con tutto l'ordine intorno. con certe prospettive antipanico nell'osservare nuvole cocainomani sopra i silos. gli anestetici sospesi fanno scoprire ridicole realtà sensibili. e quelle insostenibili? alcuni organi di dissenso che non si vogliono trapiantare. con emma che indica la luna e gli aerei impazziti appena esce di casa. perso nella sensazione artificiale di credere nel tempo liberato e nell'oceano che non ci ha salvati in tempo. a noi che non facciamo rumore. quando ti disperdi nell'ambiente anche se così, fino in fondo, non si potrebbe. le case sempre più chiuse nelle città spogliate che volano laggiù verso un paese strano. le notti americane nella città più svogliata di noi. con i nostri anni a piombo. che ce li hanno sequestrati. le radure indifferenziate e i condoni esaustivi che sono già maturi. saluti l'estate come anni fa. la madre che corre anche se così, fino in fondo, non si potrebbe. il silenzio retroattivo. il vapore delle lacrime che macchia il soffitto. quanto si perde nella rappresentazione. e senti ancora il peso sul petto del cuore di tenebra usato e non buttato. il tuo corpo contundente. e saluti l'estate come anni fa quando ancora profumava di polvere e noi che ridevamo più forte. il silenzio umido di quando ti senti nuda ma ridi. con le disintossicazioni elementari lontano dal perdono. e dalle insicure commozioni di giugno. quando ci chiudiamo dentro la macchina per non perderci. con una calma che diventa contundente come il tuo ultimo corpo che ascolto in silenzio. di quanto si perde nella rappresentazione
20 giugno 2009
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1 commento:
non riesco a liberare le vene dal peso della polvere. Una dipendenza dicono sia nociva. Forse non è sempre nociva.
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