15 gennaio 2009

la buona novella dei palloncini scoppiati ma mezzi vivi

a metà non vedi niente e manca l'aria. alla fine non sai se vincerai tu o la tua testa. i terremontati che sono flessibili. mi allontano dall'occhio e chiudo i miei. i colori che sfumavano dentro la luce spenta. il racconto tremendamente estinto. le risate che tinteggiavano tutto e tutti. le valanghe sotto le scarpe. a metà forse rimango ad aspettare per poi tornare indietro senza aver respirato, mi allontano dal pezzo di seconda mano che mi porto dentro. mi spieghi come fai a non volare? a non volere.
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[mi faceva male la festa. dove salta? fiori che lancio in aria e li riprendo al prossimo giro, domani alla stessa ora. le persone incidenti e non semplicemente incisive. un filo di piombo ma fuso per vedere dove cado. con i fiori che precipitano e non li assaggiamo. non ti assomigliano. scopri le cose ma non prendi freddo. riusciamo a non morire puntuali per vedere le nuvole rosa di rose che si spacciano per gioia concatenata al tramonto. le rincorse scampate. il formaggio andato a male nelle fotografie di vetro. le buste lasciate a casa per il nervosismo non oggettivo ma nemmeno soggettivo. dormo nei piedi e nei titoli rovesciati. e suonava tutto meglio, sembrava addirittura bello. come una cartolina falsa dei posti che non ho visto e non conosco. che sembrano tutte uguali. le integrazioni. i calcimachicazzocicrede. e io con-fondo tutto quello che non serve. le aspettative nelle frasi fatte. ma non mangiava solo la nonna? l'aria vuota. tu sei dentro il mare. io sono dentro la nebbia. i segni lasciati. ma nemmeno morto scapperei. nemmeno morto riuscirei a credere di poter vivere diversamente. nemmeno morto potrei ancora cedere. a rinunciare. gli aerei che salpano dentro le pagine. non c'è internet ma non scappi per strada. scappi dalla puzza di speranza. della molta andata a male. il mare di niente. il miele sotto il tavolo e farcisi la doccia con tutta la dolcezza di una dose monouso di un monopensiero. come permetterselo. la bellezza della paura dentro una radura senza mappe. i cuscini sotto il letto per districarsi e non incollarsi più. incastrati e sudati. le uscite di sicurezza chiuse ma tanto buco con i buchi il muro. anche. il parco popolato anche se è vuoto. il silenzio stupido. il silenzio stupito. come se mi rimontassi ogni mattina. le caricature della pulizia. le cariche e le ricariche per stare sicuri. quello che non ha più nessuno. l'imbarazzo preso in prestito ma nemmeno troppo sul serio. prendersi così da ridere. non finisce mai di scorrere. pazzamente. come faccio? eccomi e vado, ciao. che non torno come i conti. l'essenziale. svenire che c'entra con venire? perplesso di fronte ad una rima oggettivamente fredda, vista così sul muro. graffiato. hai mai fotografato un albero pieno? io mi trovo mezzo vivo a sbadigliare dentro un tronco mai abbattuto. con i vuoti d'ansia dell'irrealtà. vedere persone come i vuoti di bottiglia, dentro i vuoti di famiglia.]
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riuscire a spezzare le gocce dove rifletto ogni persona. a staccare la voce. staccare la luce. dove mi hanno detto che il mondo dentro, in realtà, è tutto alla rovescia

2 commenti:

Anonimo ha detto...

tu.. quante parole in una sola..

pircomicke ha detto...

"mi HAI messo sopra un materasso ancora fresco di pioggia. e mi ci metto a volare dentro il mappamondo, fino al centro della tua terra che non gira se non dentro la mia mano sudata perché sono nervoso, si, ti vedo e sono nervoso"...ma come ci sono arrivata qui? sta diventando meta obbligatoria quotidianamente.