16 febbraio 2009

mettere il segnalibro nell'atlante astronomico

perché i capitoli sono troppo profondi. e lunghi. come le corde dei tuoi pensieri e le catene di certe tue frasi. avrei voluto correrti incontro con i piedi ancora intorpiditi e infatti poi mi hai salutato solo per decenza. ma andrò ad espatriare tutto e tutti. pettinarsi il cervello. mi dai spazio solo per farmi incastrare ancora di più mentre parcheggio nella tua testa. la gravidanza sentimentale con uno stato decisamente disinteressato. ma poi prendi le pinze e inizi a smontare tutti i limiti invalicabili che hai sotto al petto, così, senza farmene nemmeno accorgere, in due minuti di silenzio. ma colloquiale. esci e vorresti passare dal tetto, anzi, se non si fosse trasferito l'artico sul balcone, vorresti anche cenare fuori. come due eschimesi. nonostante sia impossibile decifrare il freddo. dare un premio di sopravvivenza a quello più forte. se quello atmosferico o quello della nostra atmosfera. rincalzi sulle foto sparse sul muro. prendi tutte le linee aeree disegnate nel cielo e te le leghi al polso, una per colore. così non cadi. e non cedi alle tue pretese. alle mie ore spese a rincorrerti dentro questa idea che non riesce ad avere una rima. ma poi basta il vino in questa nostra acciaieria. in una cascata del nostro centro siderurgico. in un tornado della nostra emotività in ricaduta. mi dai una mano a non dimagrire dentro. a non perdere la faccia per strada. abbiamo fatto un cesto nel letto. e poi non giri la pagina mentre stavamo leggendo, solo perché vedi le ombre dentro i miei occhi. ma sbagliavi. senza il sole e le cartoline non ci sono ombre. mi hai preso letteralmente in giro, per caso, per strada, per mano. ma poi alle 4 cadono le nuvole e cresce il bianco cotone sopra tutti i tetti e tu voli via prima ancora che finisca la canzone. non ti volti solo perché te lo chiedo io

1 commento:

Anonimo ha detto...

e non mi uccidi solo perchè te lo chiedo.