23 marzo 2009

perchè l'aria non è ferma

e pensa un po' se fosse colorata. te lo dimostrerò senza nessuna magia. cerco il coraggio di uscire per affrontare il sole e le lettere sparse per strada. i fiori scoloriti e quelli immangiabili. non mi puoi più riordinare. senza abbassare la testa per evitare le mani tese. le tue invece nervose dentro la mia bocca per non farmi parlare. operazioni a cuore aperto h 24. non ho più capelli né altro di speciale per salutarti con un sorriso che sia almeno decente. i treni non-stop per non venire da te mi passano dentro la schiena. la sensazione di colpa. l'insensibilità della colpa. le tue maglie. le tue mani. le tue maglie con le mie mani. distesi dove non doveva capitare. distesi dove ora c'è solo un mare da colorare. evitando di sbiadire le linee di petrolio che ti scendono dagli occhi e poi cadono su tutte quelle voglie e quelle spiagge. e quelle spoglie spiagge dove non sai di esser stata portata mille volte. e forse succederà davvero ma senza ammazzare il campanello
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per come ti tratti. io che sto male. scrivere invece dopo un sogno. mentre ti prendi una doccia e ridi del perché e del passato appassito. per la tua sete che è sempre generosa. per quello che non dico e che rimane nel bianco del muro. rimane nel blu del tuo soffitto pieno di puntine con le tue canzoni. per come ti tratti e ridi. per come mi tratti. per quello che dice giorgia e i suoi svenimenti. per come sarò condito. per come sarò candito. con te. per tutto quello che penso e che non piove mai abbastanza per lavarmi la testa. per tutto quell'alcool per disinfettarmi. per disincantarmi. per le malattie improvvise e quelle improvvisate. per le nuvole rade che ci colorano via. per i sogni a metà. per le frasi che non riesco a dirmi senza piangere. per tutto quello che rende una soglia illegale, prima dell'armistizio. perché l'aria non si ferma. e non sta zitta come me. bollire dentro. scappare dentro un respiro senza inseguirsi. deridermi. distruggermi con la coda dell'occhio. tra le gambe. le tue gambe. avendo molto da fuggire. saldarsi al fumo del porto. che chissà se i disegni resistono al vento surgelato. scegliere un posto per scongelarsi. il ricordo dei tuoi occhi che mordevano. come demolire la voglia di sorridere davvero e non per pubblicità. la pubblicità dei miei discorsi. messi di traverso a bloccarti la strada. e la febbre che mi morde le caviglie e mi ferma ad un passo da te. ad un passo dalla finestra aperta sulla tua testa. sulla tua faccia. l'acido. inacidito. il colore dell'arcobaleno. sulle sciarpe e sulle altalene. la musica pronta. passa. after the crash. after us. after a lonely rebellious song without music. è ancora non c'è lo stato. le cazzate governative che ci vengono vendute ad un prezzo molto caro. sfidami. per parlare di un cielo solo. del cielo isolato. anche telefonicamente. anche telepaticamente. con le carezza di anna e le sue mille sigarette spente dentro la bottiglie svuotate. tutti i suoi segreti. i bambini che occuperanno anche gli scuolabus. e non solo. per me ci sarà molto da urlare. che non mi si sente in molte cose che dico. in molte cose che allargherò. nel male socchiuso che allagherò dalle mie prigionie. e proprio loro ci vengono a parlare dell'essere "contro ogni principio nazionale e internazionale di diritto". le indagini e le invenzioni. lo scrivere dentro una finestra finta. stringere. congedare. congelare. prendere il mondo prima degli altri. e metterselo in bocca. quando tutto diventò buio. e io che mi intossico. viaggi sulla luna con la duna. viaggi sotto al mare senza bombole e senza nessun bacio di addio. i labirinti troppo stretti senza i colpi d'aria delle tue novità allettanti. allentanti. i labirinti sin troppo saturi delle mie coincidenze con le tue ferite mai chiuse per ferie. delle mie parole abbozzate. dei miei tentativi di rimanere a galla nonostante il peso della mia risposta alla vita senza un nome corto. e facile da ricordare. ti avrei portato al concerto dopodomani. peccato che però i petali ancora trabocchino dalla gola. spalare la neve. lattice. lattice dentro e dietro alla parole. prima di ascoltare e raggiungere il senso. parlandone mi metti sul binario di un treno, ma senza il treno. giusto ad aspettare il dolore di essere attraversati. un bracciale per vedere quante sono le mie trecce nella testa

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