non ci sono note o tempi da rispettare. la neve cade sul prato nudo. le mosche muoiono avvolte da uno strano veleno rosa. il fumo scolpito nella stanza. il silenzio urbano fatto di macchine e frasi sceniche ma mutuate da muri spessi. che le assorbono come se fossero fatti di catrame fresco. i tuoi occhi fissi sulle nostre domande e io che mi divincolo dentro. ostinatamente freno la mia corsa violentando le dita sul tavolo. l'aspirapolvere non si muove da un mese e sembra ieri. non funziona con questa nostra nebbia umida e densa. con le nostre passeggiate diradate. non si chiede perché, non aspetta. rimane a fissarci come i tuoi occhi stretti in un abbraccio profumato di addio. e penso che nemmeno il freddo potrà fermarti. e penso che forse nemmeno l'estate di due anni fa potrà sorriderci più. e penso che stanno riuscendo ad aprirci come hanno promesso da anni. la nostra vivisezione reiterata. la nostra licenza ritirata. il fresco soccorrerci per mano. ma senza toccarti. senza sfiorare le tue passive calamità che durano due minuti. il traffico delle ambulanze e i letti troppo stretti si rincorrono nei tuoi occhi. accavallando la tua gamba sopra la mia. il brivido di un pomeriggio con gli straordinari. mi manca il silenzio disarmato. come enrico e gianna ci confrontiamo. un centro del mondo relativo. un centro del mondo reattivo alla nostre domande. un centro del mondo reazionario. un centro di primavera temporanea non lascia in bocca sorrisi. domenica non é sempre domenica. il fruscio dei gabbiani. e ricordami quello che hai detto. il gas blu delle sirene ripiegate. ma non abbastanza per guarire. seduto sulle ore rimaste a dieta da ieri. l'angolo giusto per sorprendere un sonno anestetizzato. le schegge della forza di daniele. il disordine che puzza e la sua umidità. questa nebbia fatta comunque da parole disidratate. "voglio e posso perdere". sveglie appostate. nato dentro di noi. là, nato dentro di noi. la nato dentro di noi. con le ossa rotte. con le ossa rade. le mani appese ad un filo. nati prima degli esami. salvagenti troppo apprensivi sulle nostre piccole scale. sentimenti prefabbricati che però mettono radici. mani arrese davanti ad un tiro senza passare dal via. le nostre emoattività con cautela. a basso prezzo. con l'album di pier paolo sorridi dolcemente, mentre vorrei parlarti anche solo per caso. almeno
18 agosto 2009
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1 commento:
Le ossa frantumate e le corse per la strada che sono tutte inutili. Le mattine sono sempre imbarazzabili?
Vorrei fare colazione vorrei dormire e non temere alcuni risvegli.
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