ci sono interi giorni distesi sui tuoi occhi. sulle mie mani sporche. sulle nostre parole stanche. le stagioni straniere che si prendono anche la nostra sete. quel giorno poi i tuoi piedi nudi di ottobre hanno accorciato la distanza del mio perdono. il tuo slancio edilizio ti fa costruire nuove case e nuove scuole colorate. dentro di me. lo scorso inverno doveva essere caldo. le mani nude come in quella domenica in cui cedevano anche le gambe. eccedevano parole di scarsa farmacia. siamo morti mille volte. come il parco poi ingiallivo anche io. che ero avvolto nella tua coperta stretta. che ero morto nella tua fretta. le stagioni arrugginite sempre a parlarsi meglio. sempre a scavarsi dentro cercando un rosso vivo. l'esilio delle nostre compassioni militanti. che vanno di merda anche le attese convinte. interi capitoli caduti in un giorno. giorni salvi. bruciandone altri interi per consumare tutto il caldo. lo scarto di un sogno e le tue previsioni dense. il mio brulicare. il mio silenzio eccessivo anche per te. quando perdo i tuoi ami neri e raccolti. quando entri dentro una frase oscena e arredi di nuovo le convinzioni. siamo morti dentro la sabbia grigia delle demolizioni. quando penso ai tuoi vestiti ordinati e alla mia voce colorata. quando sogno una risposta che parla di una fila lunghissima. l'unica persona viva dentro quella stanza con il mare. giorni distanti sui tuoi occhi. come province inopportune per la tua auto da città. allontanando cieli amezzapensione. con un dito. e poi tutte le voci che sembravano cariche di piombo. tutte le tue città spente. le nuove canzoni che mi scaldano e sono anche un po' stronzo. come mi hai detto tu. fingendo ghiaccio accarezzo il pomeriggio emicranioso. rimango di notte. ma non cambia il nome. scendono stanze vuote e libri bagnati. scendono sale e neve per restare in equilibrio. e poi riscrivo tutta la pubblicità nervosa dei miei sbagli. risparmio spazio alla nostra religione edulcorata ma non mi fa sentire meglio. giorni sommersi senza una destinazione. mi è rimasto solo un pezzo opaco di te che non mi basta più. piccole assunzioni che ti rendono partecipe di un giorno sociale. intanto io parlo di altri suicidi più o meno consapevoli. le mie figure di merda dopo due minuti che parlavamo. e poi mi ubriaco la seconda volta riuscendo solo a non farti parlare troppo. poi rimango muto io quando tu mi guardavi da lontano. malattie assordanti che scendono dai tuoi timidi ritardi. pieno di consapevolezza resisto. c'è un po' di disordine e deserto grigio. c'è un po' di digestione e fughe senza discolpe. altre onde reduci dal mondo. altre passioni equiparate a quelle dei giorni passanti. persone nude e quelle spogliate. il tuo sorriso che sembra un vestito leggero. ma non riesce a rincuorarmi. muri e mari di gomma. baci di stoffa e derisioni. "qui, dove non c'è ombra"
2 ottobre 2009
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1 commento:
d'autunno sei ancora più significativo
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