16 luglio 2008

ma non ci sono le pesche

vorrei volare verso la grande barca per mettere a posto le cose, vorrei conoscere le strade di berlino per non perdere nessun giro della trottola. mi sento nel mio dentro_antro un martello pneumatico che prova la resistenza delle pareti venose, ed è come se un terremoto spaccasse tutte le vetrerie del mondo, riunite nella tua bocca. ma non è pronta ancora la macedonia, e finché non si è finito di pranzare non ci si può alzare da tavola. voleva mettere un ponte sotto il mare, voleva navigare dritto in autostrada. ma come si spegne. si accoltella la delicata parte della noia monopolizzata dalle tue frasi sciocche e destrutturanti come vaniglia al sole di gennaio. e mi sembra stupido pretendere di conoscermi, perlomeno ancora come prima, dopo di te, di noi, del cielo, dopo il martini e le telefonate che licenziano la razionalità. piangere strappando le mattonelle della camera con le unghie. mangiare salvegenti come ciambelle. monotone partiture di respiri e andanti passi a levare. battono ancora, battono finora. le farfalle tigre e le falene che cavalcano le pareti chiuse per ferie. un parco senza vento, un giorno senza rum. due ore senza sigarette e le dovute eccezioni alle tue particolari novità. tranquilla L. respira ancora. mettiti dritta gli occhiali e spegni le "necessarie condizioni per", le "necessarie condizioni a". posso anche passarci sopra. ma sono finite. un altro. ma nemmeno le nonne piangono, nemmeno le puttane ridono, nemmeno le cagne corrono. mi metto sotto e prendo tempo. mi si sgonfiano tutti i palloncini che mi fanno camminare senza svenire per le apparenti sembianze umane che si rivelano sempre false. ma come si corre fino all'islanda senza perdere le margherite nelle proprie tasche. come se non fosse necessario raschiare via la ruggine dal cuore e il muschio dall'irrazionalità. scusa il ritardo ma erano finiti gli attimi sbagliati, rimanevano solo quelli apparentemente giusti per viverci. suono il mondo e tu evidenzi le pagine dei libri solo con le tue dita. sei brillante e devo andare al lavoro. notte bilancia. sarebbe troppo scontato baciarti nel mondo, si insomma, qua con i piedi per terra. andremo un passo più in là, e saremo noi a far venire le vertigini alle stelle

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