16 luglio 2008

la stagione delle migrazioni

i giorni non sono giorni e mi dispiace per il tuo caffè. sentire alla mattina il vento che si alza e avere come l'impressione che il giorno, ora si, sia davvero giorno, almeno che lo sia più del solito. come si perdono le stelle cadenti dagli occhi. spiccioli per il resto. mi mancano la tue abbacinanti conquiste, le porche scadenti buste mai aperte. ogni tanto arrivano le bollette dal paradiso per il contatore dei sogni che ormai gira a ruota libera, anche se è una ruota quadrata. sono cose che non si capiscono, è come se dovessi digerire una busta della spesa. sottoscala senza finestre e con il plasma, bellino però. accogliente e comodo. mi dispiace per i clown e le ballerine sparate dai cannoni nel cielo d'agosto, per i cani che cantano e gli uomini abbandonati in autostrada come ricordi estinti, andati a male(o a mele). ti cadono gli occhi. ma non c'è modo di sperare, non c'è modo di sapere e di contare. quark. le ricette sono scadute e i tuoi farmaci li trovi nelle gambe della strada. i preservativi troppo costosi, il panico e i sottovaso come cuscino. ma non ti preoccupare per orione che non piove, non evapora il sole e non cresceranno altri alberi da bruciare. bruceranno le città, sotto le lacrime degli uccelli che scappano senza pagare il pedaggio tra le nuvole e le paranoie d'alta quota. viva la monotoniandante (a vele spiegate)(a vele strappate)

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