21 settembre 2008

cioccolata per bianca in altalena

efimero-che vive un giorno solo. (che occhi, che occhi, che occhi...dio?boh)quella note senza le opportunità.quella notte senza le parole. c'eravamo srotolati. c'eravamo sradicati. c'eravamo dimenticati le chiavi di casa e se non fosse stato per il vento sicuramente avremmo scelto il tetto. riuscimmo anche a riderne della notte. riuscimmo anche a non piangere dei giorni tutti uguali di chi stava dormendo. fumai poco, strano. e tu niente da masticare, strano anche questo. era fredda l'aria, ma lo era da un po' di anni per noi e così non sentimmo freddo naturale. c'era poco da grattare dalle pareti tutte uguali. c'era poco da cambiare a quella notte così di corsa. sentivi urlare di noia tutta la città e le sue strade nude. sentivi appena il sole lontano ore. che già partivano canti. fuori di noi tutto sembra strano da ieri. tutto colorato sembra poco sempre. arancione sarebbe trovarti sotto casa ora. e niente più pace per le mie carte. i sogni sudati hanno parlato di dio e indifferenza. i sogni bagnati. che non sappiamo nemmeno più dove siano finiti i draghi della storia. che forse ritorneranno i draghi. che sarà diverso prendersi la mano a gennaio. almeno per questa vita sento di essere manomesso. giocando ho imparato che le cose strizzate regalano fiori gialli. che le parole apparentemente non hanno senso molte volte, ma che in realtà c'è molto di peggio a non avere senso. quadrato senso. ottuso cestino di birra. eccoti seppellire molte canzoni storte nel tuo giardino di primavere stentate. stancate dalle ruote passate sopra. dalle parole passate sopra quel cielo. i miei giorni si dedicano a te che sei diversa dalla mia specie. da te che non giochi se non sul serio. da che mondo è vero, noi siano persi dentro un vaso. i fiori in bocca dovrebbero schiudersi presto mia decompressionata anidride.particolari segni di qualità che non conosco nemmeno io, arrampicata alla notte che rimanemmo lì a non capirci un cazzo, è vero, ma nemmeno a perdere tempo con la verità. mia sorella mi ripete che sarebbe meglio reprimersi. respingersi dentro come se fosse puzza di volgare miele denso. api che ronzano dentro queste capaci golosità. venire meno. venire tardi e rinunciare a crederci. sapere di andare in vetrina. come se ieri non mi andava nel genio di immergermi dentro queste nubi. che abito luoghi spenti e segni strani, che niente è come doveva succedere. che sarà il grande anno matematico, pieno di comete che vedremo una sola volta in tutta la nostra esistenza. troppo stretti, dicevo, per permetterci di essere a prescindere dal nostro vento. le domande cavolo, le domande le domande. che già inizi a startene zitto. le domande. il terrore. vorrei dormire ora, per cessare un attimo solo, uno solo

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