sempre le stesse case, sempre le stesse scatole chiuse, le solite scuse. trovarsi in un deserto di zucchero filato e avere paura di morire di noia chiusi nella televisione. le parole semplici, composte di case, complesse e complessate. dormire nei cubi colorati dietro gli occhi.le parole sparse e pescate in frigo dentro il vuoto della troppa solitudine altrui. le famiglie opache, con tutto il dovuto rispetto. le finestre opache dietro ai fumi di notte. gaiser nei letti e le inutili ombre delle carezze. i fogli dentro i pugni stretti fino a tagliarsi i denti. dietro città di carta pestata a sangue e lacrime. i fumi dei tossici, i funghi rappresi nei vestiti alcolici. dentro i telefoni infiniti, insiemi di collane e catene di filo intercostale. i lividi consegnati a visto raccomandata. le giornate sieropositive e psicodrammatiche di innondazioni di clausura. claustrofobia dei tuoi passi dentro il vuoto rinnovato. incartato, imboccato contromano. contropelo delle fontane. i crampi alla mano per giocare su questa altalena ipotecata e i cavalli a dondolo lasciati sotto al tetto. sotto il letto abito io e il mio acquario di benzina. rimangono in apnea i miei pesci di ferro, idrocarburanti per contispese. le lacrime viste con le corde degli occhi, impiccate nei ruggiti emotivi, i ruggiti ematici contro i quadri di famiglia, rigetto. rigetto fa il cuore trapiantato. le cicogne ubriache e i gabbiani necessariamente drogati di sé. le macchie di umidità delle vere lacrime dei soffitti. le mie parole che sono sterili secondo me. l'amore che ci fa digerire il mondo, i rapporti occasionali che ci ha raccontato eugenio, i rapporti occasionali con i fogli. l'amore esterrefatto, il nervosismo congenito negli apprezzamenti che bisognerebbe avere sempre carta bianca per disegnare tutto. i gioielli incastonati in gola, sotto le tue retine. non prendertela con il mondo se alcuni, forse troppi, giorni, fa schifo. ti metto in apnea dalle claustrofobie ideali e fisiche delle gabbie mentali. le storie che profumano di carne alla fermata, io e te. il lavoro leopardiano, i tacchi sull'attenti dietro le tue colline damare. tramontare sotto il costume e perdersi all'autogrill mentre verrei (anche) a taranto. i cartelli stradali piegati dal ridere che dislocano città campagne gelate e montate sulla neve sognata a settembre. macchine per il fumo dentro le tasche, addio. e diventerai forte da sollevare tutti i bambini del mondo. le scale appese e le sere disperate, dispensate. le alghe tossiche delle lacune, delle lagune di sale. gli insiemi a geroglifico e i punti interrogativi in cassaforte, bingo per dementi e retrovie in pensione, far morire dal ridere gli antenati, vibrazioni inopportune. fare il bucato a mezzanotte mentre dentro piove. ingrassare con le paranoie a vista d'occhio e i cappelli promozionali, le risposte congelate nelle cartine, le inopportune parole. dammi un po' di me stringendomi forte. castelli di caselli e cartoline a dieta in dogana. le feste al mare, le feste nel mare. i cani cantanti e i cantanti cani. le cerimonie spontanee agli incroci e i rumori da sopra. i fogli rotanti, sabbie mobili inconcludenti se non per fari un po'. i ricatti senza.......eunuchi di buona speranza stereotipata. stipata in canzoni di notevole spreco ematico ed ematico. sensazioni morbide per soffocarci i fantasmi della castità mentale. rinunce in caserma su nuvole di plastica tossica ai tossici. umidità di caldo, umidità del troppo freddo. le era glaciali che finiscono con te e s'addormentano i cantanti nell'erba. con l'erba. freddo e siccità nelle giornate amare di noia internata e io che sono da internare. parole strane per non sapere dire altro, casino nel casino e per il casino. inutilmente appassito. mi ubriaco facilmente così, in silenzio dietro e sotto queste mura. che poi è più facile spendersi e ti senti escrementato dal mani co di scopa. illogiche schegge di tramonti costruiti, che è facile scapparsi. amo il silenzio che mi porti. piangere dal caldo per concludere, forse. e infatti esplodono penne di notte e l'inchiostro digitale cola dal tetto. pericoli incorniciati e da incorniciare. cancellare frasi e rileggersi un po' fino al segnalibro, che dietro c'è solo afa. scrivere male che sembri fatto di vapore stupefacente. doversi riempire per poi vomitare qua. dio che canta in panchina e venti dell'esotismo che cancellano new orleans. blues per gatti ciechi e neri per il caldo. *[ il moto delle onde ancora nella pancia. giulio is back. le lacrime e tu. tu e il mondo nuovo] caldo che monti dentro le case di neve e sciogli le finestre di ghiaccio della mia armatura
11 settembre 2008
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1 commento:
sai quando vorresti provare a spezzarti in due? quando vorresti scomparire e non ascoltare..lo sai..sai che grazie è la parola più difficile da pronunciare, che l'amore è come camminare in mezzo ai binari..però piano..il treno lo senti arrivare solo quando ormai ti è passato sopra e ti ha ucciso.Volevo che scoprissi quando il fuoco tocca il giacchio e volevo sentire la tue parole disorientate fatte a pezzi dalle mie distorte emozioni. non ti ho detto di quando mi hanno trapiantato quel cuore e ho scelto di fingere, non ti ho detto che invece ero sincera quando parlavo di una sensibilità infinita e non ti ho detto che mi sono sentita per te una delle tante..padri e madri non si scelgono sono soltanto sempre sbagliati e visti dagli occhi contraffatti degli altri.aspettare un intervanto fiabesco solo per trovare qualcuno che mi porti a bere dalle pozzanghere. musica tua, nostra, mia che mi metti in testa tu e le tue mani. solo quelle perchè pensare alla bocca mi fa sentire indocile.strisciante. creep. bubble.è inutile tergiversare le angosce mi mettono le manette e mi perquisiscono l'anima. non ti hodetto che è successo. non ti hodetto perchè tu mi sei estraneo eppure cosi confinante, imminente. uguale. sempre di più finchè non distingueremo chi sono io e chi tu.saremo soltanto noi e tu nn dovrai più pensare che nn sai come fare. finchè non ci sarà più la solitudine dietro al cervello a premere il senso dell'orientamento. mille robe da dire.mai tempo ne soldi per parlare o forse troppo.l'inutilità irreversibile del temop e iminuti rincorrersi senza convivenza. matrimonio. a perfect day che nn verrà mai..sappi che nn bisogna aspettarlo mai.scoprire cuori di amiche ed sparargli alle spalle. morire di lei ed invecchiare don calisto che sfogli le tue madonne.sai di che parlo? lo sai. non ti ho detto dei 17 e dei 18 anni. un giorno mi raserò a zero e metterò quei pantaloni ma continuerò a cantarti dalla finestra anche se sarò una delle tante. sei il mio gulliver con le tue bussole. e io ci sono andata a rota con quella musica. lo sai. sapere e capire. sempre. sapere e capire hanno un nome: guglielmo-enrico. tu.ora lasciami stare perchè io non capirò le mie pesanti bolle di sabbia se anche le rompessi mi coprirebbero e nn riuscirei a lavarle via.. quindi lasciami stare, parlami ancora e fammi volare poi però raccontami una storia triste perchè voglio scendere un pò prima..che voglio attutire il colpo.. voglio rimanere con il cuore che nuota dentro il respiro sporco del tuo..le tue parole: meravigliosi sviaggi. le mie difficoltose e vaghe.grazie e scusa. libero arbitrio.
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