5 dicembre 2008

il mare che ci separa dal cielo

sorsate di prima-vera senza apnea. sempre più tardi vedo il letto e poi il giornotuttouguale. le stelle decadenti come non mai ma senza togliere lo stress. rilassarsi per sport. le case con i vuoti d'aria e le scale con il vento. la tosse di questo vento. le risse verbali dei miei monologhi incandescenti. le foto mai fatte ma sempre con gli occhi rossi di acidosintetico della luce che viene da dentro. sentire di aver pestato solo una merda incandescente. sentire che solo in un luogo che conosco avanza il ghiaccio. appesantito dalle mie notevoli capriole dentro discorsi senza sbocco. alla fine ti senti sempre in divieto. il silenzio delle epifanie con gli starnuti secchi. le carezze con i lividi della vergogna che non si arrugginisce. la trascendenza delle convinzioni rimane a galleggiare dentro la mia fede nella possibilità di volare via. ma non vola. imparare tanto sul lento peregrinare delle abitazioni confortevoli di quando senti freddo. camminare contro gli anni. manifestare contro i ricordi migliori del presente. come manifestare contro la chiesa. marciare contro la pioggia fredda. perdersi dentro la metà di un libro messo dietro la cassetta dei miei avanzi. cambiare canale per affogarci meglio. la musica spenta, le persone spente, gli occhi e le pagine. la voce a scaldare l'acqua e non lavarsi i denti per non dimenticare ciò che hai masticato e sputato. non dimenticarsene mai. i sorrisi concettuali. l'argentina a rate. la macchina affogata. il diluvio provinciale dentro la mia testa che poi proprio per questo affonda ancora meglio dentro la città. i segnali. orione tempestosa e la mia testa da rottamare. le chiamate al lavoro per urlarmi della depressione di m.m. e poi tanto muoio comunque. gli occhi di fumo e non ricordo altro da strappare al silenzio
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e poi devo essere conservato che se no sono invisibile. invivibile. e poi senti la voce che parla e sembra che in realtà stia piangendo, e continua a farlo da mesi. e io non ascolto nemmeno più me stesso figurarsi se ascolto musica ancora rara. figurarsi se mi ricordo di spegnere il vento che trema dentro questa stanzasottovuoto. ma poi ancora le risposte che scioperano, che stronzo. saluta a stento, salute a stento. e vedo prima di dire, e sento prima di parlare. manca sempre un po' di treno e antibiotici a questi occhi disinfettanti. magari lo fossero. e i nonfidanzati sposati. le pazzie senza progetti. le passeggiate carcerarie e non so cosa vuol dire. e senti solo una stella che sciopera e vedi solo immagini. non trovo spazio a questi schemi che poi non lo sono nemmeno. servirebbe altro ma costa troppo essere un eroe. le medicine apolitiche delle storie senza una fine sociale. le strade perdute che vanno conservate per non perdersi, anche se sai che non portano lontano. le sensazioni che non salvano e vedi intorno solo un cimitero di occasioni morte dentro una penna leggera. che se tutto rimane senza didascalia è meglio, che tutto si può cancellare e si sa bene senza camminare. non arriverà mai la prima classe. nello scolapasta nella mia testa rimane solo la malattia più colorata e non tutti i sintomi e io ho bisogno di quelli per non sentirmi meno reale. rimane a malapena la ipertensione di certe frasi dimenticate