non serve più la sciarpa, ce l'ha una bambola. fare manovra a berlino. ed è magnifico sapere che esista qualcuno che ti dimostri che un libro non è diviso in capitoli ma in capitolazioni.. constatare che un'areola sia fatta con un fazzoletto ancora rosso. come i capelli di A. . e riuscire ancora a credere al destino che ti fa posteggiare lontano. credere ancora nell'esistenza del cestino. abitare appena dopo lo zoo, meritare niente di più di quello. essere assente ad un esame messo in anticipo. credere ad uno schema senza vederlo. sapere inconsapevolmente senza conoscere. tornare a scrivere in nero. almeno mi è stato possibile godermi un libro senza doverlo mangiare in una notte per regalarlo. che non porta bene chiudere gli occhi. e ti senti sporco come un cesso che conosci molto bene. è sempre aliud. ed era lei. e si perde una penna in una città lontana mentre si sta partendo. e c'è chi in silenzio ti riaggiusta i ricordi con la colla bianca e dura. il nero scandito e candido delle macchie oscurate negli scarabocchi discorsivi. comprendere ciò che è modificato. anche se è muto. e domani, lo ieri di oggi non sarà un cazzo. e rimarrà a casa ma per me. un cazzo di niente e sarà tutto da ridere. l'ipnosi concertistica di alcune passeggiate ci rende migliori anche se non del tutto autentici. e l'illusione preliminare di certi vestiti disonesti. semplici compiti di chiesa. e bestemmiare reiteratamente di fronte ad un fumoso tramonto gelido e periferico. nervoso sembra questo giorno di primavera precoce. che sembra prenderti per il culo come se fosse sincero di non morire. e trovare particolarmente comica l'iridescenza della muffa concettuale che ti tiene caldo dentro, come uno schiaffo promesso. chi non parla non sta meglio. essere maleaccompagnati da se stessi. e i racconti raccolti mai scritti. una cronaca cronica. e quando scopri qualcosa è sempre freddo. e la consustanzazione di un solitario immobile. e il marmo caldo per il vino freddo. i consigli nelle stanze che è meglio siano colme. il conseguente orlo troppo vicino. la "in successione" delle parole. la insuccessione delle parole. un discorso articolato in quattro fazzoletti. ho bisogno di un braccialetto. la mia voce che ha voce in capitolo delle capitolazioni. teso è un arco in questo baleno. in volo su questi muti e mutui pellegrinaggi in giorni scanditi dalla dolcetti. i minuti scanditi come sopra ma seduti a fumare. a mandare in cenere progetti scritti e scaduti. il permesso di soggiorno per il salotto. dolcemente incatenato, dolcemente scatenato, dolcemente incastonato senza un sorriso preliminare. con il mondo che è più profondo che alto solo per un concetto cautelativo. e non dico niente di vero e profumato
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1 commento:
ti dispiace se quì ci ho lasciato un pezzo di cuore??
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