le radici nere di alcuni fogli di carta ti mettono paura se le vedi di notte dentro i tuoi occhi. i discorsi vaporizzati dentro bottiglie vuote e rauche. le stelle che hai lanciato dalla finestra cadono tutte quando piove. sentirsi meno male. il condividere apprezzando il male necessario. le divisioni che hanno il resto individuale. le parole che riempono racconti vuoti che si devono inventare per non essere. i tuoi tramonti extrasensoriali che ti si depositano come mosche sugli occhi. guidare o non guidare? frenarsi un po' a pensare. dentro le strade come angoli. dentro una macchina ferma al freddo istantaneo delle ginocchia. le droghe gommose e commosse rimaste di traverso. le stelle da spionaggio. e già stanno vendendo la luna per rilassarsi e prendere pazzia. l'impegno per ricordarti di te che se no esci senza. prati di macchine. i mali estinti dalle ere glaciali e i sopravvissuti amputati dentro reti di soccorso. le occasioni mancate per decenza con radiografie di discorsi inutili appuntate di fretta in sere da collare. da accollarsi. appoggiarsi al muro per non cadere dentro le altre case. ipnotizzato dalla fretta di scappare dalla realtà ti sei accorto che il peso delle delusioni rimane calcificato nelle buie strade delle idee tutte uguali, come un colore nuovo e indelebile che sottolinea la sua impermeabilità sensoriale. e senti ancora ghiaccio nuovo e fresco di posa, o forse ancora in opera. senti il graffio deludente delle dimostrazioni, senti tremare le gambe ad ogni starnuto. senti una voglia di credere che non basta a farti alzare dal letto. senti una necessità che effettivamente inizia a stancare. l'eco delle domande rimbomba dentro il cuscino bacato e bucato, dentro il camino che hai in bocca. dentro le novità vedi riflesse le vecchie speranze scadute. senti l'innocenza come una moda scontata e insensata. senti che il male appartiene alle convinzioni più ferme e stabili, cosa che non avevi mai saputo. senti che per fermarti servirebbe un treno che necessariamente devi avere sotto il culo per andare lontano dalle formule meccaniche. ma sai sempre che rimani ad aspettare di fronte a montagne di paraurti forse usati e forse nuovi ma comunque sicuramente altrui. sassi dentro le nuvole e la neve negli occhi, delucidazioni inutili da digerire. inutili da filtrare dentro la testa di marmo. non leggere "il mestiere di vivere". e c'è un perchè già sbocciato da un po'. gli anniversari senza festa, con la festa scomoda come un cadavere in tasca. auguri m. riscriversi ancora, in versi amputanti e febbrili
8 dicembre 2008
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