10 gennaio 2009

manda indietro il mondo con il tuo sonno paradossale

sperduti in una stanza con un flauto lontano e un film acceso. pulito e lucido, con lo stesso imballaggio con cui ce lo hanno svenduto. le carezze dopo i pugni. le solite lacrime dipinte sul vetro. trasparente di un amore. le mie mani superano la pigrizia e svegliano le lenzuola. il concime dentro gli occhi, la lavatrice dentro la testa. dentro la festa orribile. santifico la polvere. e finirò a mangiare pizza alle feste. gli inviti sussurrati all'orecchio. sorprendentemente ti lego al palloncino di un'idea colorata. coloranti come i tuoi abbracci di sorrisi silenziosi. sollevando le ali spezzate dall'ingordigia d'aria. le valigie spedite. i giornali sul petto. i giochi non giocati, senza pratica. i passi delle lancette che ti scappano sotto gli occhi ed entrano nel naso, spremono ogni crampo fino a distendersi dentro la tua lettera. e pensavo di essere stato trovato, ma in realtà perso. non c'è spazio per bruciarmi qua, dentro questa pellicola di fraternità con il senso opposto. tu che hai il Tempo in senso ampio e in divieto di sosta del termine. avvolto dentro il cioccolato e il tuo yoga. e in paradiso non succede niente. dentro il soggiorno lucidato e pettinato. con le cose che si scambiano di posto tra un giorno ed un altro. gli archi tirati al massimo che poi si spezzano. tu che mi stropicci i capelli. l'arma per non dormire rimasta piegata dentro l'armadio. e non me li ripieghi mai i capelli. le dissolvenze incrociate ma senza le giuste precedenze. le intersezioni prese a caso, ma senza prendersi sul serio. le delusioni e le novità senza recapito. senza aver capito le ricette. e passo lo straccio in maniche corte, con meno venti, in balcone.lo spazio protetto dietro la maschera. lo spazio bombardato da lampadine sotto la maglia. quello che dimentico e non dirò mai. un ciao davvero estorto, andando contro alla pazzia giusta da fare. gli angoli morti e quelli vivi. i paradisi affrescati senza i calci. i baci spazientiti e la paura come sorpresa. e contano, ma non le parole. taglio il tempo ballando sul marciapiede con te. e grazie dell'invito per il dolce, ma ho paura dei miei buchi. della mia buccia incorniciata. e non voglio rovinarmi ripensandoci. mi riattivo tra trenta minuti, ma credo che resterò sveglio per sempre. la s. spasmodica e i postini finti, sempre a leggere lo stesso capitolo ogni giorno. la vetreria in panne di borges sotto i piedi, la polveriera di pier paolo un po' serena e un po' nuvolosa. grazie. e non c'è nessuno. i temporali in texas, con le micidiali piogge di valide scuse. dove ci legheranno ancora? in quale cielo salirà ancora? "un'infinitesima parte di me e di te", con un rif storpiato mi soffi via la schiuma dalla testa. ora che è finito, per una volta non devo rabboccare la spugna. passo lo straccio sul petto, con tutte le bottiglie rotte che annaspano. la nebbia fresca sui miei angeli, le rotte destinate a perdersi. e il tuo rumore mi è simile, con un sorriso asceso. i miei limiti senza cinture. le tue fantastiche ceneri. mi faccio male, mi faccio meno bene. con un cielo sospeso a metà tra ieri e un brivido. e non mi ha nemmeno sverginato dallo zucchero filato

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