20 febbraio 2009

una canzone alla fine ci ha salvati ( i pensieri sottoripagati )

non rimani sotto la valanga di grazia. e ci rimango io a pensare. a passare rassegnato ogni momento di nostalgia divincolata. le promesse e le bugie pesanti. le carezze sotto i sogni. ogni volta che tornavi fradicia di sete. ogni volta che mi dividevi gli occhi a metà. e corri senza sapere e senza pensare. le giornate senza ore. come quando hai cercato di capire dove morissero le mie paure. come se avessi lasciato appesantite le tue riserve cardiache. l'innocenza delle mani sparse sul mio corsivo. e non "sei innocente quando sogni". quando segni ancora le pagine riciclate. e niente di tutto quello che è stato rimane sul tetto vicino
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ti osservi come se nessuno ti possa vedere dentro questa tua perplessità. scorrendo via tra i fili di questo prato sincero che abbiamo calpestato. perdi il tempo che avevi guadagnato e hai troppa fiducia nel vincere con il silenzio di crema e cenere. con le tue operazioni rassegnate e ostinate, insomma, che hanno gli stessi identici occhi e portano gli stessi vestiti da giorni. che sono stati molto sudati. con le parole e le paure tutte confusamente uguali. non credi più alla stabilità antisismica nel nostro abbraccio scavato. che andava e arrivava a sondare le nostre polveri più nascoste. sottili come te. con tutto quello che fuggiva alle nostre spietate radiografie settimanali. è che credere ancora che quello spazio disabitato potesse fiorire è stato superficiale. e non c'è la colpa del vivere a metà con una precisa meta. come quando i nostri sogni ci licenziavano, che sono in crisi anche le nostre mediocrità. nonostante il contratto a tempo indeterminato. le tue bilance sentimentali e le mie manie si ritrovano ad essere solamente intercostali, nella calma apparente che questi giorni già sciolti preservano. nella mia impudicizia esistenziale. con il pessimismo che disegnava e colonizzava le galassie più lontane che avevano già tutte la porta socchiusa. il principio dell'attendere invano. gli autori dei nostri richiami lontani. le fughe di caos e delle sue teorie soppesate. con la complicità della vita. nella sua complicatezza. ti osservi e osservi tu, come se nessuno ti possa sfiorare. le nostre conversazioni con il reciproco credito esaurito. mente pensavi lentamente a quelle possibilità boicottate, barattate per un po' di fame. in quei luoghi che erano centri d'accoglienza e avevano già il fuoco, ma meno giustificato, delle nostre identificazioni. le onde anomale e animali. le osservazioni mai accolte. come noi che disertavamo le occupazioni esteriori. rasentandole e radendole in quel suolo fossilizzato nella nostra testa affittata. senza lavorarci nemmeno troppo abbiamo liberato tutti quei fiori cancerogeni che gli altri continuano a comprare nel giorno della morte dei nostri signori. dei nostri amori a rate, nella rete, nei reticolati, nei labirinti minati delle infinite colazioni insonorizzate

2 commenti:

Giacomo ha detto...

molto bello il riferimento a smoke.

Anonimo ha detto...

Maturi nella tua immobilità, divincolati e scrollati da polveri sottili e passati opachi. Ti aspetta tanto, io ci credo! R.