22 febbraio 2009

ti sei sciolta nella notte più fredda dell'anno

le chiamate senza risposta alle statue che hanno i tarli, gli stessi del tuo stomaco. le gomme consumate, come noi. e le modeste stesse sere. che deludono. i sentimenti razionati e la voglia che sorpassa. e quell'identico nodo scorsoio che vorrei ogni mattina per me. a voi lascio il coro. "per la sua dentro la mia fantasia". il fragore del nostro naufragare sulle spiagge aride degli specchi e la notte più fredda dell'anno. il vino versato in fondo a destra sulla pagina bianca come i tuoi occhi che si sono voltati. con un calcio. i tuoi amori e odori. nei discorsi impegnati, impregnati. le nostre riunioni per gli arcobaleni. i film vaporosi e appiattiti. sotto il tuo vuoto. sottovuoto dentro di te. disfare l'amore al mattino. evadi le tue frani reali. i brutti sogni condivisi. le varie dimostrazioni illogiche e le tante possibilità. nelle ombre non ci accompagna niente. ma si muove nel disordine ipocondriaco. e quando conoscerò la musica necessaria per partire. e fa paura fuori di casa tutto quel gelo. che la ragione di me sta in un titolo solo. dismessa nel primo posto inutile. i nostri anni senza regali. senza annegarli nella assolata bontà. l'apertura verso la fangosa morte dei desideri biodegenerati. i premi delle critiche. le cose che non sono solo di una vita sperimentale. senza le impressioni del caso di cronaca ci siamo raccontati. e dieci minuti dopo la luce non era più la stessa. e piantarci nei posti più umidi. a far decrescere le considerazioni postdatate. le valigie estorte. le radure delle calamità. i freni demoliti per accarezzarci. mille fiori uguali in un solo minuto, ci si bagna i piedi. si confonde il cielo con te. con i nostri discount che sognano una california da derubare. e le andremo a violare. a volare sopra tutti quegli incendi esportabili. con gli appuntamenti in piscina a spiegarmi che esistono diversi tipi di omicidio. e molta gente non sa nemmeno di essere colpevole. l'effetto collaterale e allora toccava regalarsi la noia incartata con le piume sporche. con i nostri teatri vuoti e le crisi dell'ecologia. dei nostri reparti di rianimazione. e l'eutanasia delle tue foglie strappate dal geloso freddo nei discorsi impiegati e spiegati. o ti fai o ci sei. ti fai aria e sorpresa. nei quadri politico familiari della nostra età. affogati nei giardini rotti e in discesa di mirò. della nostra artificiosità. che non c'è più la volontà di diventare reali come la tua assenza di ieri. come la tua artificiosità molesta, modesta, maldestra. come la tua maglietta finita e sfilata. le esigenze pubblicitarie di alcune scuse. nelle grandi firme di firmamenti nei tuoi occhi chiusi. la tua maglia di aspirina. il cd della nuova primavera consumata. consolidata nei nostri silenzi ostili anche se stilizzati. non ti sei mai avvistata. non ti hanno mai perquisito il cuore. una casa occupata per scopare. le malattie atmosferiche e dell'altro tempo perduto. le parole chiave del cuore. le parole senza risposta ma solo con l'eco sorda, assordante. ti sei sciolta, mi hai preso e sei andata via sulle scale appese. non sono tuoi quei fiori. e ci sono chiamate che non hanno risposte decenti

2 commenti:

E. ha detto...

si. Io ho peccato di superbia invece. Più volte andando fiera di forme di semplice egoismo. Ma rinnegando ciò che provavo.
Le tue parole sanno dire molte cose.

Anonimo ha detto...

mi sto affezionando a questo posto