3 aprile 2009

"scura era la notte", riesci a farmi sorridere come piace a te

le nuvole s'appannano e niente passa come un decreto legge. tu che succedi come le grida per la strada. la strana strada sotto casa. rilassato duramente. nell'attesa del silenzio sindacale. o forse insindacabile. aspramente in gola. piangi frasi rotte e sottratte alla nostra credibilità. arrivata con un volo intercontinentale. low cost. e ci si spegne una sola volta nella foga del cadere. o dell'accadere. sputando dalla finestra tutte quelle lacrime. addormentati in un messaggio di fumo. suscettibili come in tutti quei sogni scritti. per ricordarsi con lettere scomposte e tutti i nostri multipli di due. i messaggi del fumo. spenti insomma due volte con questa nebbia che prima era solo edificabile e ora ci grattiamo il cielo. anche noi. e molto ubriachi diciamo che tanto non lo saprà nessuno. tu che parli delle mie cose. che poi perderò senza nemmeno troppo impegno. i libri che crollano dopo una giornata tuttaintera che piove. i postumi di noi. i postumi di ieri e apparteniamo a quella famosa rivoluzione all'ombra. che un'altra estate ci parlerà. che passa un anno e non lo vedi se non nelle cicatrici delle case. e c'è chi chiude la porta per tutti. senza di me. senza di te. "pensiamo a star bene". tu che parli delle mie cose con tutte queste nuvole. dissipate. con il paradiso che può scendere. con la voce. tu che parli un po' meno bene delle mie cose sporcate da tutta questa pazienza. del cinismo postindustriale. della futura idiozia calcificataecancerogena del nonpiù nostro paeseepostberlusconiano. delle nazioni rase al suolo. delle mie cose sporcate da tutto quello che dice andrea. che fa sempre andrea. e quando piangi non piangi, sembra più che ti stia sciogliendo. come quella notte ancora. molto vana. molto vaga e svagata. le fornaci alcoliche e i loro fumi. risorgere come il sole. e leggersi. e reggersi a tutte quelle parole che mi leggi. che metti in pari tutti i miei punti. "Qui dentro è proprio come nei film. Anche le sbarre." e non mi alzo dal letto neanche per vedere se sia giorno o notte. che non lo voglio sapere come in quel film. che tanto un'altra estate mi porterà via. da te o da me, ancora non hanno finito di pubblicarlo. almeno questo. con tutta questa carovana di petroliere che si è fermata davanti casa. che passano dubbi e debiti. condoni ematici sotto le nostre carezze. tutti quei tagli. tutti quei tagli che ancora non sbiadiscono. sulla mia pelle che sembra esser stata attraversata da quelle stesse petroliere che ci danno il buon giorno. "vuole". raggiungermi come se fossi ancora vivo sotto il profumo del mattino da raffinare. "che non ce lo dice nessuno dove dobbiamo scappare, ed è questa la cosa che forse ci salverà". hai un modo tutto tuo di riempire i miei abbracci. sento questo sole nuovo che muore solo per te, sento il mancato incremento della nostra vertigine emotiva e ancora quella puzza apatica di bruciato che non mi fa dormire dentro il tuo cassetto

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