tutto. dovrebbe essere più bello. "magari parliamo dopo". senza rincorrere nemmeno una nave. senza ricordarci dove siamo stati. anche se era solo ieri. poi camminando lenti, con gli occhi sempre in piedi. i cieli a strati. volevi sembrare meno buona. il rumore in difetto, delle foglie mancanti. poi senza tradire i propri passi. le persone che non vengono restituite. mi fermi. per parlare. quando non capisci il disarmo degli occhi che guardano. ed era solo neve indifesa. quindi non pensare alla luna che cade a pezzi. il posto del fragore indistinto dei tuoi occhi. così dorme anche il crollo di luglio. poi io. dormivo vicino a te e alle tue vittime sapienti. ai nostri vestiti estivi dentro i fiori. al letto scomposto. e non avrei mai voluto sapere così bene quanto ti somigliasse lo stupore del tuo stesso pianto. del ricordo che ancora durava e piangeva abbiamo solo l'autunno degli alberi in affitto. quello che cercava più tempo per stendersi e morire contento di sera. non respiri più. e no. non riesco a concentrarmi sul cielo, ma solo su un rettangolo di cemento. quell'autunno che ci cercava e dimenticava la sobrietà che dà l'aria. allora io provo a pensare al disarmo degli occhi che guadano i tuoi. e mi viene in mente solo una fabbrica. ogni suo pezzo. che ha il suo posto. quell'ordine che svuota interi giorni e che comunque rimane. poi le mani sciolte sulla sera. spezzandogiorniatintaunita. il mio affanno. e non riesco a parlarti dormendo a terra. perdutamente. poi le mani sciolte sulla sete. i vestiti astratti. che coprivano a stento le regole strappate. la politicità organizzata. non so nemmeno dove sei stasera. e neanche un solo cosmonauta si è mai buttato. nè è stato sconfitto dal buio. senza ricordarsi dove siamo nati
12 settembre 2009
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1 commento:
o è il cielo che sembra non concentrarsi su di te?(come stai? perchè così non riesco a capirlo)
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