non sai cosa voglia dire respirare a malapena ancora ferire i giorni sbagliati e inventarsi un nuovo contorno alle ombre che non ci sono più diradarsi senza accorgersene avere magari un po' di tempo per assecondare l'impressione di correggersi in fondo per poi tornare nudi commestibili diventano le piccole voglie e tutte le nostre licenze l'ingratitudine dello sporco inaugurare questi nuovi giorni almeno un po' apostrofare domande sospendersi la tua bocca che diventa cenere con me le trasparenze rotte sotto i vestiti la testa con la febbre e le inevitabili carezze la loro ruggine ruvida le ore che si fanno davvero piccole sempre più spesso la tua voce stanca che mi chiama da troppo lontano io mi metto ad inventare il silenzio scucirsi nel quadro che ci mostra nudi e poi darci un bacio allo specchio senza risorgere d'invidia alberi elettrici come se fosse reale perdere ancora spazio e sangue che non esiste più in eclissi ordinate e composte non ricordo il significato fra noi senza sapere nemmeno quando sia successo (senza ammettere nemmeno gradevolmente umide evasioni) scucirsi io mi mento inventandomi il silenzio non ricalco più la distanza fra noi e la nostra giustificazione attentamente nascosta in un urlo bianco ormai pulito
25 ottobre 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
punti zero?
Posta un commento