13 luglio 2008

il tour psichedelico di un fantasma senza passioni

raccontarsi come si riesca, trovarsi senza nemmeno le nuove ricette a colazione. non ci sono mai piaciute le storie troppo corte e con un finale troppo chiaro e trasparente. mi conosco. ricordarsi di come una grotta riesca a ballare con te dentro, dopo essere stata scavata per una guerra e dopo essere stata abbandonata per la pace. il buio alla fine riusciva a farmi cercare spazio. lo spettacolo non era stato poi così male. non distinguerti tra il gruppo. non mi racconto storie da un po', il che esclude i problemi appunto con i vari tipi di finali che di solito si possono incontrare. come si fa a conoscere il profumo giusto? non rimane poi tanta roba in frigo. tutto si scioglie sotto le tue domande mai fatte. come mi dispiace per il carcere che ti fa sorridere e poi magari nemmeno è un carcere e a me fa piacere pensarlo giusto per darmi qualche possibilità volante, e giusto qualche tacca di autostima(maddove?). tolgo le corde, taglio le corde e me le mangio. digestione chimico_sentimentale_con molti problemi. al parco si starebbe anche bene ma è troppo lontano da qua, è un altro sistema planetario, dove forse nemmeno c'è un sole che tenga tutte le corde tirate al collo dei vari pianeti. e pensa se la terra si staccasse e si potesse tutti andare a fare un giro per l'universo. dove non c'è più tempo si perderà il peso dei ricordi, e dove non c'è spazio le lotte di km saranno giochi, giochi da parco appunto. come se piovessero anatre che viaggiano verso il caldo. come se tutti quelli che possono e devono volare avessero le vertigini. e io mi fermassi. non c'entra proprio un cazzo la vertigine con te, con le mie emozioni di cinema e l'importanza di una matita gialla. sono come bolle dove dentro, anche se manca l'aria e il sole t acceca, riesci a giocare con una finestra di notte prima di dormire, dove la spinta di un calcio dato alla realtà ti passa sotto la puzza di veromarcio e ti manda, anche solo per pochissimo, più in là. mi si congelano le vene se penso che non si può stringere una mano. troppo lontana e mai troppo vicina. perché mi ci prendi il cuore, gli aquiloni, le noie, i sussurri delle novità invisibili e i limiti dei sogni. mi ci prendi i confini del mondo, gli allacci, che con un fiocco diventa un regalo. affanno?apnea troppo corta, vorrei tornare giù, sdraiato sul fondo a veder salire le bolle dei miei respiri, dove non si sente più il rumore che trapana la sensibileporta degli occhi. abitare sotto terra, in una tana. vedi il caffè, che non basta mai, mi dispiace per lo zucchero

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