i giorni perdono insomma il loro tempo. si sfaldano su piani e dimensioni aperti e infinite. domani tempesta nel tuo alto mare. ascolti la musica alta, ti parla di altro. come se nascessero grattacieli di pasticche nei nostri armadietti. come oggi lungo la strada a fare l'autostop al destino celeste e rosso. piangi a natale e a ferragosto, che le favole non suonano bene con le ombre marcate della tua consapevolezza. comprensibile, necessaria voglia di volarti sulla pancia, atterrare sulla tua vita in picchiata. di corsa dimentico di mettermi i vestiti giusti e scappo saltando tra marciapiedi e pulmann che affogano di sudore. il tetto profuma di fresco, la collina di teschi allucinati ormai è coperta da tappeti di fiorite novità. il materassino ti porterà a capo horn e gli albatross saranno lumache. unisco a matita i tuoi punti ed escono capolavori di enigmistica. dio che cascata, dio che lanciata che è la macchina. sorde saranno le strade che portano a casa di notte. che da capo horn torniamo con la uno senza dividere la benza
31 luglio 2008
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