suonano corde di acciaio. mi hai lasciato, mi hai dimenticato sotto la sabbia della spiaggia l'altra notte. hai ancora le chiavi e non dovresti. piccole innondazioni delle mie appassionate esaltazioni sensibili. alle tue magie. te lo mangi il mondo, rompi le catene e le regali ai bambini come fossero trottole, come fossero perle me le impianti nel cuore. i tramonti segnati con il pennarello, e il cielo diventava il ritratto della nostra perfezione, i luoghi piangono nello stomaco, i luoghi piangono nelle tue unghie che grattavano via le patine opache. tutto era oro, tutto era eroina. il metadone per te non lo danno nell'acqua del rubinetto, nell'aria filtrata dalle macchine, dal porto. il mare dimentica persino di mettersi il mascara all'alba. nude le stelle pescate nella tenda, con le onde che galleggiavano nei respiri, nelle mani che si rincorrevano fino all'interrogazione di chimica e le crostate di zia. camminare sul tetto di notte e vedere il mondo da lassù. e poi ci sono loro. e poi ci sono le piogge acide, tornerò in tempo per il digestivo. che non brucia nemmeno la città e i gatti scappano dagli scogli. il tornado mi riempie il cuore di sabbia e avanzi di ferraglia arrugginita. suonano anche le nebbie dell'est. il vietnam abita nei centri giovanili cattolici, nelle canzoni suonate e scritte a battere cassa. cadranno le chiese dalle nuvole, costruiranno ipotecando l'aria dei boschi sperduti sotto i tombini. questi castelli si chiudono nei loro vortici. non si sente l'alba sotto la pelle che si spella. mi chiami domani e magari corri di notte a prenderti un po' di pazzia prescritta dalla necessità di vivere, vivere qua davvero e non nelle nuvole. ah,forse non lo sai..non te l'ho mai detto. le nuvole, il loro vapore, sono i nostri sogni..che poi ci ri-piovono addosso come grandine. sotto le tue dita sono una biglia
31 luglio 2008
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