e sai di non essere un sole, mentre il sorriso ti si aggancia alle finestre per strada. rimane impigliato anche nelle reti dei pescatori pigri che arrivano alle 6 e pescheranno solo acqua. mare fotocopiato nelle pagine scritte di fretta. trovarsi scoperti al sole che ti gonfia le guance. miscela come aperitivo dei signorini. strade corte da mesi, corte da stagioni intere. aspettarsi alla fermata. le canzoni ritrovate in tasca ne bancomat. gli spaventapassere che passeggiano tenendosi per mano senza nemmeno saperlo. prestazioni eccelse dentro le tue parole accarezzate di giorno. venirsi a prendere con l' asciugamano che necessariamente dovrà succedere qualcosa. di corsa come se fosse discesa. i tuoi manipoli grintosi, le mie frontiere sparse sotto i dadi lanciati benissimo che meglio non si poteva nemmeno sognare. le cose semplici ci scorrono sotto le ali costruite con le pagine strappate e s' arroventano di notte fino ad essere lucciole che fanno autostop eversivi nei viali trafficati controsenso. immagini che ti affogano nelle righe, ti stringono fino a renderti cieco da dentro. fino a strapparti via dal bagno caldo delle promesse razionali. sentire il bisogno di credere che in...fondo...a questo cielo esista una sorta di gravità, anche solo parziale o faziosa. estendersi e campionarsi dentro i vasi che fanno eco. non distinguere il prosciutto è la cosa più dolce che abbia mai sentito. mettersi in scena improvvisando tragedie metropolitane classiche nella loro fierezza ostentata di riflesso. partite al tavolo della frutta. cantare cori per farti uscire di casa. ma come si possono chiamare quei buchi neri che devastano dolcemente le nostre giornate fino a renderle buie, il che ti costringere necessariamente a farci l' amore nel buio. sorrisi osannati e messi in affitto, che me li paghi a rate. che ti porto in braccio per scendere e non mi devi pesare. funerali per i fazzoletti. prendere un giorno sarà facile, renderlo incancellabile dal cielo, che dovranno scrostare con i denti i tipini con le ali. riconoscenza innocente che disegna parole a caso ormai da un po', vero che devo essere grato a questo fulmine che ha chiamato di fretta un temporale, che è arrivato soffiando petali di ferro, grandine per i masochisti, e poi mi ha messo sopra un materasso ancora fresco di pioggia. e mi ci metto a volare dentro il mappamondo, fino al centro della tua terra che non gira se non dentro la mia mano sudata perché sono nervoso, si, ti vedo e sono nervoso. finalmente domenica, che sarà tutti i giorni
20 agosto 2008
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