tu che riesci a fare meno del mondo quando riesci a saperlo sul serio. tu che corri su strada proibite e rimani accovacciata in perenne tensione dentro una bottiglia. tu che ridi mentre piangi. e io che mi arrampico sul soffitto per una notte sola una sola senza elastico. tu che piangi mentre ridi. e poi continui a correre nelle tue circumnavigazioni attorno ai tuoi silenzi di plastica riciclata. che ti ho vista ridere ma mai per me. io che cerco di vedere tutto, anche fino a dove non respiri. e senti freddo da ridere. che non ti ho mai vista piangere per me. che fanno male, che respirano a stento. e diventiamo di crema come le pagine strappate. e mi sento strano, piccolo e inorridente. respingimi se puoi. e ti perdi dentro la mia voce che fa diventare la faccia viola. a volte mi devo ibernare dentro i miei incubi per farmi odiare un po'. che non fa parte di me. mandami via. e ho fame anche se non dovrei. le mie occhiaie petrolchimiche riverse su questa faccia derisa dalla benzina. cercami dentro un vaso. che si diventa santi laici per un nonnulla. prendimi per un occhio. e incollami dentro il tuo diario. a parlare di sfighe, ma non per consolarci. a confrontare ritratti di notte. e non mi vedi, e non mi vedi mai. che sentiamo la mancanza di azioni veramente irrimediabili. e irraggiungibili della loro irrazionalità. che i bisogni di ognuno piangono e puzzano. parto in direzione est a piedi, torno fra un paio di tragedie inventate, nudo e depresso, al solito insomma . le pagine bianche di malinconia. che la canzone del ciddi per svegliarsi con la luce della luna è bellissima, non come la base elettronica dei miei sorrisi pieni di virus. posso vivere?
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e non sono più vietati certi siti. e io che vorrei ribaltare tutto il tuo senso della vita, che vorrei smantellare tutti i tuoi sensi in un'oasi rilassata. le domeniche che scorrono nel porto. e io che non parlo mai di meno. che non sorrido del male che fa meno male. e depongo le armi nel wikkkend. che ribalto anche i miei occhi rappacificati dentro oasi denuclearizzate. e rido dei miei pomeriggi appassiti. la nebbia di questa notte franca era davvero troppa. carico di alberi dentro la testa, ma non si può. e rido di me, deriso da me. che combattono le oasi stanche dentro le mie mani. e le mini-idee che sorridono a farti tenere i giochi. e piangono le mie mani se penso a te che stai volando giù dentro questa domenica. in picchiata dentro la mia testa vuota. che vorrei andare a bologna venerdì, giusto per il mercatosempreuguale. che sto male anche io, nella cattività spasmodica di certe oasi inscatolate. e poi davvero i consigli tornano a casa più tardi di me
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