24 ottobre 2008

un ergastolo confidenziale

until tomorrow con te che riuscirai a disincantare gioia dal suo cappello magico. sono da cremare le mie considerazioni saccenti, lo so solo ora. e poi ridere strafatti della bontà dell'opera. che la tv parla. ridammi i miei buchi buoni per divaricare giorni, ridammeli per dormire senza reti e vuoti. ridammi questi miei occhi rapiti sempre da annoiate riletture. ridammi le miei mani perniciose e sporche. le case tutte uguali e divelte per strada. naturalmente accese le case. che dovrebbero riscrivere le leggi astronomiche con te, tutte da dimenticare. corriamo a cantare e ad ipnotizzare. le mie radici in cucina. corriamo a cadere meglio di come potrebbe andare sotto questo temporale. andiamo a perderci in lavatrici affittate, a sporcarci di nuovo. tutte le case disabitate che incontro per andare a casa, sembrano appartenermi. sento vicina la mia crisi economica. quattordici coraggi. e ancora lui con il suo minuscolo cane che riaccompagna la puca a casa dopo che lei è andata a trovarlo. caricami nel portabagagli. sotto la sedia libera. gli occhiali di vetro e i plettri regalati. e c'è sempre un po' di alluminio dentro alla pietra di carbone, per andare a lavorare di notte. come carezze offese per razzismo sentimentale. che la pena sarebbe dolcissima. e abbandonerei la lingua conosciuta per volare "senza citazioni". via da questa paranormale libertà. - delegittimiamo la nostra gioventù, deresponsabilizziamoci le giornate. inciampiamo contro la nostra verginità mentale. che comodo giocare con questi drammi, e il caos fa auditel col passamontagna. terrorismo a capodanno. e là saluta anche. mille ombre svendute a rate. - cancellami le canzoni dissennate dall'mptre, cancellami le lacrime dissestate dalle frasi. cancellami il terrorismo mediatico dalla testa. mediterraneamente sto oggi dentro la mia testa vuota. come se abitassi con il permesso di soggiorno questo corpo. gli attacchi dal panico, che si deve difendere da me. cercasi albero da piantare. e la danza che mi fai ascoltare mi fa impazzire. e compro plastica e non legno. e abiterò a saigon fino alla fine, e bucherò il pavimento e mi scotterò un minuto prima. prima di cedere, cadere e morire di asfissia. e poi inaugurano le industrie manifatturiere di lana dentro questo contatore. e una sigaretta lasciata a metà sembra perdersi dentro me. e tu che ti specchi in balcone e non chiudi mai. e scrivi in senso antiorario come me ma al contrario di me te ne vai correndo da una sponda vascolare all'altra. chiamami quando esci, che mi faccio sparare nello spazio. dentro il silenzio spaziale dei miei incontri. discorsi anastomizzati e silenzio atmosferico. che quell'enzima suicida lo vorrei pronunciare. ritardo astigmatico, lo so. la mia igiene fotografica cade sotto una posa. e rido da solo, imbarazzato, svenuto e vegeto sul letto. grazie del panino regalato e del sorriso ebetizio concessomi. che i fondi perduti ritorneranno a galla e si vendicheranno. fino al titolo del prossimo film solo un po' passato. le illusioni scadono, sempre e comunque. ebbene si, pragmatico. che quello che siamo è altro e per questo me lo concedo. mi riconoscerai dalla catena al collo anche se non ho mai combattuto con una divisa che non fossero i miei vestiti comuni
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che riesci a vedere la luna in uno dei millenovecentosessantotto pezzi di vetro differenti della facciata della chiesa. bagnata da me a testa bassa dopo un po' di tempo. e mi ci fermo ogni volta a pensare. riesci a prendere e riempirmi la vita. i miei sensi da non perdere mai me li porto al braccio, tutti. quelli sani e di impossibile sostituzione mi occupano anche altro. e ogni volta che cerco di chiuderti in una parte strabordi. invadi anche quello che non è nemmeno mio. ogni volta che sorrido davverosinceromicredidaicheèvero sento come un brivido, non vi distinguo. il ronzioamoroso che piove dai mie librimailetti non fa dormire che diventa estemporaneamente narcolettico per non morire di noia, stupefacente carità parassitaria devota ad una notte stregata e persa nei tuoi occhi chiusi. non riesco nemmeno a dirti di non perderti e camuffo le mie pozioni con trombe e danze, carri acidi. e le aggiunte fanno sempre rimanere come statue. fanno cagare insomma. e copio. e assomiglio. e diventano illegali di notte questi pensieri. e la tessitura sembrava semplice. che la strada per me, in realtà, non porta da nessuna parte

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