ne "l'estate del mio sorriso" ho scritto con la pioggia e ho costruito tutte le passeggiate dentro la tua vita. e mi sono dimenticato di sentire l'inverno e i suoi angoli blu denso con le emozioni in movimento che divorziavano dai miei occhi. incosciente che anche le fughe e i sogni hanno un peso. perdere giocando a perdersi dentro un profumo. rincorrendosi dentro un ricordo. il mutismo frenetico dentro un abbandono incontrato. mastica la radice. investire. e matteo torna indietro. ha regalato i suoi occhi al figlio. la filosofia che fa divorziare. il sole che rimane in sospeso. le porte spostate e i "comunque". i doppi fondi del fondo e i titoli di un "ciao". le °°° perse rincorrendosi ancora dentro un filo senz'ago. ho sorpreso la primavera. maledettamente necessaria e mi sono perso. le similitudini. le chiavi perse dentro ai libri. le rivoluzioni attaccate alla lampada. quando ti dimentichi tutte le storie per un po' quando c'erano cose di cui non avevi mai parlato con nessuno. le lacrime salate si piegano e conservano fresco un martello e una matita. voltarsi affannosamente per strada solo per aver sentito un profumo. e tanto prima o poi dovevi scoprire il significato ragionato di "compassione". esattamente come un compasso gigantesco, disegna cerchi invalicabili a terra. le lacrime saltate. mistica la radice del tuo sentire amato. armato. cancello intere righe dei miei passi scalzi sulla tua schiena. e benedico i fiori che crescono sui tetti. e costanza, "dancing days". tutto quello che non c'è
14 gennaio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
penso al rosso. a tutti i colori caldi. al mio rosso. alle mani che distendono le braccia in avanti e di spalle al futuro. bloccare. trattenere. lasciarsi travolgere non è uno scherzo. gli infiniti se e sè moltiplicati in quello che siamo. in quello che siamo stati e facciamo fatica a ricordare senza commuoverci. la compassione di sè stessi. l'empatia con sè stessi non dovrebbe esistere. eppure è come stare dietro ad un vetro dentro una campana e guardarci passare. pensare a quanto siamo ridicoli. a quanto tutto sarebbe inutile se solo non avessimo un cuore rosso che ci sfonda il petto. è uno sforzo intellettuale quello di rifletterci nei nostri neuroni a specchio. forse dovrei lucidarli. non parlando ma scrivendo lo possiamo raccontare a molti che non tutti possono capire. che è questione di struttura. di come è fatta la nostra materia se riusciamo a piangere o a "benedire i fiori che crescono sui tetti" o a tagliarci la pelle per vedere un pò di rosso in questo angolo strada dipinto con lato freddo della tua sfera cromatica interiore.
Posta un commento