sarà di cioccolato. nonostante fossimo ad un metro da terra ci piaceva resistere ai viaggi nel vento. le navi che ci attraversano. tua madre che fuma da sola. sarà di sole. e ti farò spazio sul mio braccio pieno di nodi. come quando pensiamo ai tappeti distesi nei nostri boschi di carta. il debito che possiamo permetterci. spostando i temporali fuori dai tuoi occhi e fuori dai tuoi calci. per una volta puoi disegnare tu. per una volta sarà mattino. secoli a parlare dell'amore che demolisce. la sera che ritardava ma non come me. l'aria diversa da noi, tanto per cominciare. le guerre giornaliere quasi sempre senza contratto. perso tra i tuoi capelli che mi portavano a casa. le ambulanze che non piangono. quando moriremo dal vivere. le cose in comune per tutti quelli che si mettono in ordine. già il sentir affrontare certi discorsi ci fa capire che uscita prenderemo. tutto quello che paghiamo. spostando i temporali fuori dai tuoi stati emotivi. e non era più indecente guardarsi negli occhi. non era più deprimente. mi chiedi dove viviamo. ma non so cosa dirti. ormai. la nostra ombra che riscalda. niente migliora e inizi a convincere. le favole bruciate e solo per decenza di risparmiarle. "nemmeno la voglia di cercarmi". e ci sarà un tempo necessario anche per aspettare. diverse distanze che non temono il freddo. ti sei persa ne "la casa delle bambole"
18 settembre 2009
12 settembre 2009
gli ultimi amori dei cosmonauti
tutto. dovrebbe essere più bello. "magari parliamo dopo". senza rincorrere nemmeno una nave. senza ricordarci dove siamo stati. anche se era solo ieri. poi camminando lenti, con gli occhi sempre in piedi. i cieli a strati. volevi sembrare meno buona. il rumore in difetto, delle foglie mancanti. poi senza tradire i propri passi. le persone che non vengono restituite. mi fermi. per parlare. quando non capisci il disarmo degli occhi che guardano. ed era solo neve indifesa. quindi non pensare alla luna che cade a pezzi. il posto del fragore indistinto dei tuoi occhi. così dorme anche il crollo di luglio. poi io. dormivo vicino a te e alle tue vittime sapienti. ai nostri vestiti estivi dentro i fiori. al letto scomposto. e non avrei mai voluto sapere così bene quanto ti somigliasse lo stupore del tuo stesso pianto. del ricordo che ancora durava e piangeva abbiamo solo l'autunno degli alberi in affitto. quello che cercava più tempo per stendersi e morire contento di sera. non respiri più. e no. non riesco a concentrarmi sul cielo, ma solo su un rettangolo di cemento. quell'autunno che ci cercava e dimenticava la sobrietà che dà l'aria. allora io provo a pensare al disarmo degli occhi che guadano i tuoi. e mi viene in mente solo una fabbrica. ogni suo pezzo. che ha il suo posto. quell'ordine che svuota interi giorni e che comunque rimane. poi le mani sciolte sulla sera. spezzandogiorniatintaunita. il mio affanno. e non riesco a parlarti dormendo a terra. perdutamente. poi le mani sciolte sulla sete. i vestiti astratti. che coprivano a stento le regole strappate. la politicità organizzata. non so nemmeno dove sei stasera. e neanche un solo cosmonauta si è mai buttato. nè è stato sconfitto dal buio. senza ricordarsi dove siamo nati
7 settembre 2009
il cielo è fragile come il tuo slancio edilizio
crederci. nel nulla che torna sul posto. quando smonti il mondo con un silenzio estasiato dalla sorpresa, e poi avanzano pezzi. che rimetti con cura fra di noi. e allora. prendendomi per mano un giorno sembrava più che migliore. sorvolandoci senza fare attenzione. allarmi fuori soccorso. e vorrei imparare a nuotarti. senzapiùvolermicurare. da te. nelle nostre albe del giorno prima. il mio stomaco stanco di sopportare tutti quei rasoi senza nemmeno un filo d'argento. ma con occhi felici. con l'odore fresco di quando non dormo. e sto fermo a sfiorare. e se ne stanno a rasentare il tempo. con gli occhi gonfi e gonfiati dall'arte di emergere dal miele. quasi mai abbastanza dolce. né docile. raschiando sul fondo. rischiando sul fondo. crederci. sul nulla che torna al suo posto. senzamairiuscire. in fondo. sorrisi esplosi per caso come effetti collaterali. le coordinate. le lettere che fanno differenza e diffidenza. senzarime. la neve di noia. stanca di aspettare una stanza. e forse sei davvero abbastanza capovolta da non litigare con tua madre. in silenzio e con sentimenti estraibili. masenzaautocontrollo. buttandosi che poi metti le mani sul gas e muori. metti le mani sul gas e poi ti muovi. fatti letteralmente viva, con tutti i traslochi del caso. infortunato o fortuito. scoprendo nuovi pomeriggi. che li puoi prendere tenendoli per mano. senzacheiltemposiaunsopravvissuto. perché non insorgono i partigiani. perché non risorgono i partigiani. tra la violenza e il sacro. di passaggio o del paesaggio. sbattendo la porta ne aprivi altre cento. e non parlo con giorgia finché non cambia il tempo. graffiando poesie. che certi giorni diventi un'isola. parlando di call center con novità migliori, con una guerra che non vuole finire in giornata. partendo con le lame nuove. nessuno che parli mai dei nemici. nel momento del bisogno. il passato trapassato da parte a parte. gioia non parla più del disgusto della vita. e infatti non hai più paura. i tuoni spenti. mille mani sulle nostre possibilità. appunto. con un tono diversificato. non ti piace volere. che le strade che portano al mattino siano troppe a volte. come se niente fosse. instabile. che poi diventano parole a fare la differenza. come se niente fosse. invidiabile. non ti piace volare. la sindrome del dissenso. alla fine non c'erano segreti né segregati. con un cielo scaduto ma mai scontato. che a napoli io credevo di essere risorto. e poi tu mi anticipi sempre senza appoggiarti. le repubbliche infondate. le storie in pianura. francesco che suona, remo e checca poi puliscono. legarsi. crederci. nel nulla che forse torna supposto. senzadireniente. e allora? no. la tregua non è qui
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