[fino a quando riusciremo a non vincerci] perché non riesco mai a finire nemmeno un libro di quelli che mi dici di leggere. non ci sono più padri nella città domesticabile. il "meraviglioso diritto all'interiorizzazione". ma senza saperlo dire. senza le parole riscaldate nell'inerzia del ricordo. mai perdonato. senza la tragica memoria di un avanzo di tempo lungo tre anni. che vorrei incontrarti per caso. e non mi rispondo più per caso. con infime operazioni a cielo aperto. con le rimozioni rafforzate. dentro di te non rimango a galla. e mi limito a disconoscere le discariche. dentro quel pezzo di cenere e il tuo viso sciolto dietro la finestra spenta. dentro quella frase
28 novembre 2009
16 novembre 2009
il ricovero delle balene autunnali
l'igiene personalizzata. mentale. la temperatura superficiale dei giorni a nuoto. in mezzo alla città rasata. preludi lontani nelle tue perplessità oceaniche. prendi le strade vuote per me. conservale per il sole spontaneo. per il laborioso cementificarsi del parco nelle notti protette con padri spirituali in provetta. per il filo condotto. con la zona industriale che ci distrae. attentamente. il silenzio mediato per il nostro rinvio meditato. le mani vuote e fredde che parlavano male di ieri. allora compreremo argento finto da mettere sul cuore. in carceri usate. in carceri causate. il vento più forte delle tue parole sottili. con la loro nostalgia. andrea non ha più pazienza. la tensione non troppo superficiale della nebbia da portare fuori, di testa. in carceri inopportune. come muoiono i marinai
1 novembre 2009
della tachicardia come espediente retorico
"i treni arrivano solo quando c'è silenzio". il passato non restituisce i corpi di chi ci cade dentro. e preferivi il tuo seno per piangere. mi diresti che bologna doveva avere una risposta. ma non c'è stato nulla da rifare. "nessuno può più dormire in spiaggia". che le cose si scambiano. e non tornano nei colori distesi della prosa. poi la notte desertica ci sorprenderà dopo un giorno afasico e staremo ancora peggio. per il dimenticarsi con il fiato accorciato. con il tuo fiore in testa che non si bagna mai. mostrami un giorno con il pasto fisso. senza morire in carcere. così cullandoti in mano ti parlerò dei baci del cemento. dei giorni raffinati nelle teorie russe. della nausea dolciastra e della mirtazapina. così mi diresti che bologna doveva avere una riscossa. ma non c'è stato nulla da bruciare. "vuoi morire?". e non smetti mai di uccidere gente. il cielocrakingviola scappa senza di noi. poi la notte desertica ci salverà dopo un anno asfittico. da longbeach con i fiori ossigenati. dopo un anno inesatto. perchè ci appartiene solo la vista e la fantasia concreta della sopra-vivenza che c'è dietro. il resto che brulica e piove è solo deiezione. ma me ne accorgo solo dopo che hai pianto sete. e poi rate felici. per riuscire anche solo a parlarti
Iscriviti a:
Post (Atom)