collaudate. le imperizie distese al sole. i perché che sarebbero dovuti scomparire sotto le tue mani e invece ti affogano. quadri distorti. la paura accelera le parole e le manda in letargo. avere l'impressione di star sprecando dell'aria molto più utile ai tornado. i deserti che si distendono sotto i libri. stringono le sciarpe da regalare. minoranze che si esaltano, che saltano, che lavano gli occhi dalla polvere acida sui tavoli. i paradisi vengono venduti ad estranei. i ricordi sono necessari a noi che rimaniamo salvati e non sommersi. i gatti che salpano per l'australia. i rave in campagna, dentro le cartoline stampate in filigrana..in acidi accesi sui gomitoli di acciaio. mi accendi tu dietro le reti a maglie spezzate, con le mani rotte a raccogliere vetri delle bottiglie utili a farci montagne.
29 agosto 2008
24 agosto 2008
still missed thing
galleggiare con i tramonti a capofitto tagliati male. le navi ferme e la pesca che arriva. le normadie disperse lontano nelle parole. le idee che imbrattano il mare, le sigarette spente male che disarmano bagdad. gli dei, se ancora esistono,capovolgono le costellazioni spuntate nei balconi. equiparazioni irrazionali con le piattaforme, i romantici nostalgici che giocano con gli incantesimi sonori. le paure dei viaggi da fare, e i rancori per quelli che dovevano essere fatti. digerire settembre a ora inoltrata. la città che si prepara armata a giocare a nascondino. le divagazioni estemporanea messe come ami a specchio per pesci ciechi. i cani e le cucce ritrovate, i disegni che resistono al tempo e ai fatti narrati. le pretese esistenziali catapultate con il battito di una cassa prepotente. ossessiva nei riguardi dei benefattori inconcludenti. miss match. decapitati dai pupazzi di creta che corrono nelle lame d'acqua. minuscole novità che rattoppano le mancanze, le occasioni disperse in vietnam. dancing. i fratelli esagerati. i buchi neri tra le righe, nelle righe come parassiti disintossicati. voglia di vernice sparsa negli occhi. le manomissioni che ancora suonano a dovere. avere la necessità di esserci come testimoni delle parentesi squadrate a dovere dalla luce, morbida clessidra ubriaca peggio di noi.......................dimenticata dagli onnipotenti neuroni despoti. e le parole più belle abitano altrove dalle mie mani insonni. trovami semplice
23 agosto 2008
minime impressioni di celluloide, rebecca
domani sarà diverso. magari sempre corrotto e diretto a casa. le fotografie in bianco e nero si colorano in diverse atmosfere. mi dimentico anche di chiudere la porta, di chiudere la posta. pulire i vetri della finestra della camera per vedere meglio casa tua, anche se non si vede. mantova sparsa sotto il cuscino. i colori accesi. le tue parole che si dimenticano in cantina, dentro le scatole chiuse. i fratelli e i ricordi. ritrovare scarso senso alle colline e alle letture sinistre delle stelle rosicchiate. i tuoi messaggi non vocali e gli alfabeti disegnati sul mare. le bolle e le benedette nuvole, le orchestre e il cinema studiato. il cinema sudato sul divano. che poi lo cambiamo, ridisegnamo tutto unendo i puntini di cenere. hanno scritto del mare che s'appassisce, della celluloide..della televisione muta. del mondo a colori. mi si chiudono le botole dentro le costole mentre respiro la tua stessa aria rubandola al mondo, mentre cammino vedo cose che non esistono e ordino parole che si sciolgono dopo tre_minuti di tramonto razionale. fotografo il tuo corpo sopra il mio mare di idee bagnate ancora di sudore e il flash annulla i miei di lampi screanzati. i segnali sbagliati e quelli griffati di noia spasmodica. i gabbiani che riflettono sul vento le loro risate mattutine che aprono la testa ancora ammaccata. il tuo alcool che mi dimena le onde
sensibilmente scoscese. il tuo profumo di colori. le albe mentali che dormono con i tuoi peluche coperti di cotone bruciato. le botte cancellate male con i maghi del benessere che ti accarezzano. i giorni buttati a pensare che sarebbe meglio riuscire a credere davvero nella realtà e non a cambiarla a prezzo di saldo con le lune disegnate a pastello, satelliti dimenticati sui soffitti dei nostri cieli subaffittati. le tue pagine si cancellano sotto il sole appassito male sotto le scale si sicurezza di questo palazzo vestito male. e in città nemmeno si alza nemmeno più la testa per vedere le stelle che non si vedono, che non si svendono. l'equilibrio sembra un gioco costruito male, i titoli si spengono. sottosopra festivo. bella da non morire. non avere il coraggio di andare da solo ad una mostra
21 agosto 2008
l'estasi delle bolle
ora mi vedi. e ti senti appena scorrere. mi disegni cuori sulle mani e non trovi l'orizzonte nei miei occhi. le mani algide dei tuoi cavalieri. disegni sui sassi sparsi sotto gli alberi. l'oltranza dei silenzi altrui. noi. misure delicate che stanno strette in questo emisfero del mio cuore. esclusive ammissioni. buttarti con le lenti che diventano salate. la frutta e il caffè. la benzina. e il dispiacere di non essere l'anormale angelo che si dxxxxxe di solito. le censure in miniatura. le carezze mentali, i pizzicotti reali al mio tondo mondo. e stupidamente ci si autodefinisce mentre si dorme, i caratteri difficile che non avresti mai detto e che ti gelano, le richieste assurde che però alla fine fanno stare bene a tutti, tanto guidavo io e la macchina me la riempo ad aria. corrersi dentro tra mille piante che ormai vanno ad acqua. facce da bronzo. scherzi del mio cuore che salta fuori e prende risate altrui come se fossero complimenti. che se abitassimo su marte sarebbe tutto un altro mondo, non solo letteralmente
20 agosto 2008
mongolfiere vascolari che salpano verso sud
e sai di non essere un sole, mentre il sorriso ti si aggancia alle finestre per strada. rimane impigliato anche nelle reti dei pescatori pigri che arrivano alle 6 e pescheranno solo acqua. mare fotocopiato nelle pagine scritte di fretta. trovarsi scoperti al sole che ti gonfia le guance. miscela come aperitivo dei signorini. strade corte da mesi, corte da stagioni intere. aspettarsi alla fermata. le canzoni ritrovate in tasca ne bancomat. gli spaventapassere che passeggiano tenendosi per mano senza nemmeno saperlo. prestazioni eccelse dentro le tue parole accarezzate di giorno. venirsi a prendere con l' asciugamano che necessariamente dovrà succedere qualcosa. di corsa come se fosse discesa. i tuoi manipoli grintosi, le mie frontiere sparse sotto i dadi lanciati benissimo che meglio non si poteva nemmeno sognare. le cose semplici ci scorrono sotto le ali costruite con le pagine strappate e s' arroventano di notte fino ad essere lucciole che fanno autostop eversivi nei viali trafficati controsenso. immagini che ti affogano nelle righe, ti stringono fino a renderti cieco da dentro. fino a strapparti via dal bagno caldo delle promesse razionali. sentire il bisogno di credere che in...fondo...a questo cielo esista una sorta di gravità, anche solo parziale o faziosa. estendersi e campionarsi dentro i vasi che fanno eco. non distinguere il prosciutto è la cosa più dolce che abbia mai sentito. mettersi in scena improvvisando tragedie metropolitane classiche nella loro fierezza ostentata di riflesso. partite al tavolo della frutta. cantare cori per farti uscire di casa. ma come si possono chiamare quei buchi neri che devastano dolcemente le nostre giornate fino a renderle buie, il che ti costringere necessariamente a farci l' amore nel buio. sorrisi osannati e messi in affitto, che me li paghi a rate. che ti porto in braccio per scendere e non mi devi pesare. funerali per i fazzoletti. prendere un giorno sarà facile, renderlo incancellabile dal cielo, che dovranno scrostare con i denti i tipini con le ali. riconoscenza innocente che disegna parole a caso ormai da un po', vero che devo essere grato a questo fulmine che ha chiamato di fretta un temporale, che è arrivato soffiando petali di ferro, grandine per i masochisti, e poi mi ha messo sopra un materasso ancora fresco di pioggia. e mi ci metto a volare dentro il mappamondo, fino al centro della tua terra che non gira se non dentro la mia mano sudata perché sono nervoso, si, ti vedo e sono nervoso. finalmente domenica, che sarà tutti i giorni
19 agosto 2008
gli armadi aperti nelle radure
novembre sembra ostinatamente precoce oggi, mentre i giorni, gli altri giorni pesano meno di quello che mi avevano detto. il bosco era lontano dentro il tuo zaino e i libri facevano le rivoluzioni. i libri si rivoltavano, si ribaltavano. e le loro case erano state allargate solo con le mani. il sonno regalava spazio ai miei righelli di misurarti le spalle. le spiagge accoglievano anche i bambini volanti e i coriandoli di cielo. pezzi di tenebra che dormivano sotto i cuscini delle camere per gli ospiti. il mio calendario e un tuo diario immaginario. vedersi riflessi nelle telefonate imbarazzate. spiriti dentro i cento sacchi di sale. ombre di zucchero nei miei calci. stringersi dentro gli spaghi e prendersi al solo muoversi di foglie. cancellami ti prego nelle pagine spente male, riscrivimi meglio di come potrebbe suonare una canzone sputata alla notte. non piangermi dentro le bottiglie di sabbia, non lanciarmi di notte. le solite ombre di zucchero si caramellano sotto questa luna di novembre-di-corsa. le riproduzioni e le attese da rompere, le corse in due sulle sigarette. aperitivo se va bene, rincorro tuo padre se va male. e ti lascio cadere per non sembrare egoista, come se fosse facile dirtelo
18 agosto 2008
questione di occhiali
e non importava se la luna era un lampione. le persone che non respirano ci camminavano affianco. e non importava scrivere con le ali, era la cosa migliore del giorno, come una arcobaleno a mezz.....aria. non mi dispiaceva spegnere le sigarette. e pioveva solo nelle pozzanghere che dopo ci avrebbero salvato. dormire in teatro e in spiaggia. e anche se le scale erano lunghe come mille altre volte e anche se le mani si lavavano nere, era sempre stato il giorno più pulito di cielo. e i parapendio volavano a grappolo dal pomeriggio. affogarsi con il patentino. le bugie impossibili e le gioie percosse. raccontarsi dentro una sala giochi. e portarti a bere non sarebbe male. i sospiri presenti. il passato conosciuto a ponte spezzato. mille storie in un sistema solare. le gocce, i tatuaggi, le armature e l'iperprottettività. le lenti più chiare per vederci meglio. raccontarsi il processo colpevole delle lacrime. le ruote più grandi della tv. minore equilibrio. le bussole in africa. il banco prova stretto per i fiumi. le voglie. le parole a capo-fitto di perle di birra. il gin e la vodka. mi mancano le particelle delle stelle. mi mancano le tue particelle subatomiche. le cantine abbattute con i soppalchi stretti e bassi in piedi. e succede a volte che il paradiso possa scendere e aprire le frontiere con lo shock degli angeli spezzati. mi paralizzano le tue grida. le mani leggere, le mani legate, le mani come cannoni. e quelli mancati. il progresso dei film autogestiti. se mancassero mille giorni alla fine del mondo sarebbero incantesimi. ciechi oscuri che scappano sotto le venute. il solletico pizzicato dalle molle a crepapelle. auguri di pronta guarigione. le parole non dette. sposarsi al forte e i tramonti in collina. sempre amici sotto gli ombrelli. le dita. e i tempi resuscitati. prendimi come conviene
attese
la terra sembra più tonda. e correre sentendosi sulla cima del mondo faceva sciogliere le nuvole senza nome e riflesso. prendersi bene, prendersi come conviene. nei giorni di festa rimediati nei distributori. mischiarsi alle notizie delle tue passioni rivelate. serata di fuoco e i minuti che sublimano. la chiacchierata. e vedremo se tramonta il sole
17 agosto 2008
[2:41]
se si possono rinviare i sogni. e quel giorno si mise a piovere, tanto da gonfiare tutte le case fino a scoppiare. e la notte sembrò infinitamente semplice e piacevole da colorare ancora con tutto quel bianco di dentro. e le telefonate furono benedette anche da quel dio salutista. inutile crederti possibile come il domani che aspetterò qua. sicuro come salutarsi di corsa.le parole sembravano uscite da un libro scritto da un matto. correndo contromano nei miei pensieri prendevo i premi da "soddisfatto o rabboccato". i tempi neri che piangevano miseria, tutto sembrava come l'onomastico funebre dei palloncini colorati. se mi facessero il palloncino lo bucherei. improvvisamente mi dimenticai di come si poteva camminare sotto le regole umane. anche se da un po' ero pacman. i fantasmi ciechi della tua storia cantavano ubriachi di noia inenarrata. emozioni boicottate dalle tasse aeroportuali dei tuoi giorni sorvolando i miei. pioveva davvero quel pomeriggio e la merenda al parco non fu bellissima solo per i comuni mortali. trovarsi infortunati durante il gran premio delle tue montagne russe. tutto sembrava possibile sotto questa calda speranza di riuscire a vincere la realtà camminando sui cuscini di carta riciclata. dormire giorni interi senza aria. e i labirinti si srotolarono in autostrade in discesa senza freni. e gli occhiali ebbero sorrisi di arcobaleno, la notte senza sonno e con i guanti fu dolce. le tue di discese furono da dea in volo
13 agosto 2008
l'aperitivo
un pomeriggio la tua indigestione di carezze creò ondate che distrussero le pagine del calendario. poche parole semplici, le favole e le pozzanghere. avere sete e voglia di cenere. avere voglia finalmente di arrivare al dopo cena. non sai quando verrai dall'altro lato del mondo. le tue favole racconteranno di polline dolce e ferie spezzate, bagneranno panchine di vernice nuova e dormiranno con le tende sui moli all'ingresso del porto. consumare pantoni sulle mura. consumare unghie sulle carte. lingue sulle cartine. inginocchiarsi agli altari algidi dei tuoi idoli. sotterrarsi sotto le stagioni di passaggi vitali. farsi di autostop. e roberta abita in cina e nuota nella muraglia. sonno dalle tue non presenze nei miei giorni. aspettare 28anni urlandoti contro che mai si cammina semplicemente. non c'è niente di male nel dimenticarsi
12 agosto 2008
miss out
nessuna invettiva potrebbe nascondere le ragioni estromesse dalla noia. sono parte delle ragionate situazioni che partecipano a me. volare dentro sabbie nobili. i pomeriggi passati in montagna, in rifugio, a correre su ghiacciai di convinzioni. infrazioni di campi magnetici che illudono i clown. dondolarsi nelle bretelle delle funivie. tramonti accecati. punti segnati al tavolo delle figure. prepotenze dietro le carezze a sud. a sud delle marianne. bozze salvate nelle cime colorate di nervate. i cieli azzurri che si dimenticano di cambiare colore. i mari invisibili che giocano a strega comanda dolore. mentre tutto si colorava in pace distese di ombre e luci di taglio..si ballava seduti nelle panchine in riva al lago che era oro al buio. mittenti di speranzose, domate e salate carezze. schiacciarsi infondo alle stive delle navi che portano ad orione. surf sulle code stradali in direzione sud. mentre corriamo ad occhi chiusi per affrontare i burroni intorno a capo nord. larghi nelle comodità, stretti nelle necessità di non dimenticarsi nelle case aperte. cuoricini sparsi come petali dietro ai tuoi occhi di neve sciolta. macchine di zucchero umido. dormire come vivere senza ricordarsi mai i sogni. basterebbero pochi giorni di pastello per raddrizzare la case bombardate di giorno, strette in abbracci simpatici, in abbracci crollati. non doverti spiegare il peso delle scelte, lasciarti andare per il giro del mondo in bici solo con la raccomandazione di usare ruote di cemento in mezzo ai deserti che incontrerai
11 agosto 2008
sogno di nullatenenza
che ti apre tutte le porte. confondere stelle con pipistrelli nella sera delle riconferme, se mai ce ne fosse stato bisogno. non ci sono le fonderie aperte. condizioni incerte sul versante neurospinale. e sei vestita di onde. ignobili e macchinose intercettazioni di babilonie. gatti sulle pillole e tornando a casa a testa bassa piove solo acqua secca dai panni stese. non mi rimani in sospeso, cadi con tutte le tue tende appese nei miei quadri. guardare le sostanze e scegliere consapevolmente. acque turchesi e gabbiani ubriachi. alberghi aperti per i veri barboni. weekend scoscesi, scosciati, scontati. scommessi. poteri evocativi delle candele spente sui denti. degustare salgemma con i cipressi. aspettative affogate nell'estate troppo piena di obblighi e torte accese. giocare a scherma con gli occhi rossi. ospiti indesiderati. milano carcere per topi con le marlboro rosse e facce da pirla. occhiaie di plastica vestite. egidio for president. i "dear" che diventano solubili sotto le coperte, sotto acqua di piscina che accecherebbe omero. eserciti di m. giustifica almeno questo
10 agosto 2008
le tue difese pronte ad armare una nuova maginot
chiudere le ali in innocenti stanze, raccontare tutto il miele del mondo. chiedersi se sia possibile nascere in nuove forme d'ostilità preoccupate. pre-occupate. nebbie a fitte nello stomaco. dividere lo spartiacque di carta velina. ostilità neutrali che si aggrappano al senno. storie lunghe di spartitraffico. sentirsi di legno, da bruciare. cambiano venti razionati delle palafitte di stuzzicadenti. bandiere e cascate di coriandoli che cadono dalle finestre d'agosto all'alba. che non esce. sempre palle sono. che non si vede l'orlo ricamato in costume. anni ottanta. bamboline di ottone opaco. e non voglio nemmeno sentirle per scherzo ste cose io. cavalli strette da correre. raccolte ignobili si schegge, loro davvero opache, di inferni, di interni. viaggi al centro delle biciclette usate e rubate di corsa rompendo i freni dopo due minuti di discesa. bui da pestare volendo picchiare chi ha inventato il cielo di facce sconosciute. kamasutra neoromantico di macchinose canzoni d'ammortizzare in cliniche di plastica. 24mesi di passioni. non mi ricordo le tue mani pacificate con il mondo immobile delle gocce beatificate nei teli da mare, d'amare
9 agosto 2008
manipoli in dolci attriti giovanili
pronti all'attracco. i manichini sono dentro o fuori le vetrine. i temporali indifferenti che rimangono in alto mare, innocenti prove d'assalto. micro onde sentimentali. i salti mentali, i salti mortali. per indossarsi in primavera. la stupida malinconia di natale a ferragosto. che tutti i giorni sono festivi sotto le tue tende. le vacanze mancate con la grande vecchia famiglia allargata. con la mia allagata. scendi che è pericoloso. onde d'urto, ad hoc. lipodemi al galoppo dietro ai treni. fughe verso l'estate inseguita nelle risposte invisibili. ago-sto. con i gnomi che ti tengono su il sorriso. scienze innaturali per paesaggi nostalgici.aggiungere e svuotare cantine nei loft dei partiti. accarezzarti le ginocchia, il gelato all'alba, rilanciare milioni al tramonto sull'arrivo in tirata. volate sulle nostalgie indirettamente dimenticate sotto le gelide pareti di cartine. volarsi attraverso, in picchiate testate alle mura. padri in barca e madri a casa. tremende stronzate. ferrovieri autonomi, tossicomani inchiodati alle poltrone elettriche. femministe represse che manifestano sul viale. cotte a puntino. temporali infecondi che tramontano sulle dune isteriche inondate da champagne. lavatoi intasati. piramidi nel texas. frigoriferi incazzati, have a good time, baciati dalla fortuna con la lingua. i tornado di cuoricini tormentati dai tramonti volgari cercati on-line. la mia faccia non ti dice niente, e non capisci un cazzo emerito. stage in progress. inglesismi inosservati, party di gomma e nomi denunciati alla buon costume, che ringhiano tutti i giorni festivi compresi. che lo stradello diventava volare sotto i sassi lanciati dal cielo. accontentarsi di inventare vite estemporanee. i tuoi dei sono scaduti in guerre ipocondriache contro stelle di terra stracotta e lacrime bruciate in due battiti d'occhio. volano mani atterrando in calde strade chiuse al traffico umano mentre ci facciamo pere di post-rock
8 agosto 2008
fumo ostile
collaudarsi per vivere, volare e non esplodere in cielo. minimo cado per le scale. che la musica suona bene in grotta e diventano nere le grotte se le tocchi con le mani. se le tocchi con gli occhi riescono a volare le pietre, si sospendono nell'aria e diventano rose da cogliere. tagli sorpresi dalle paranoie. debiti per i rinvii e non c'è niente di più triste dei fiori secchi al cimitero. comiche assidue e necessità. capitali e voli in pichiata. riderti a denti stretti. massima aspirazione dormire in paradiso. latte e biscotti con san pietro. (latte e jack). commentare le lune con discrezione e riufiuti nelle orecchie. latitanti a casa, assenti agli appelli delle preghiere laiche, botole sotto i divani ad urto. terremoti celebri, ombre cerebrali, paradisi innoffensivi che respirano come mura asfissiate dal bianco
7 agosto 2008
miscredenti in coda verso il regime
il tuo profumo inonderebbe tutto il sahara e consumerebbe di vecchio le dune di milano. non mi arroventano le idee dannose al mio parere quotidiano. il concedersi tempo e spazio, il concedere tempo e spazio, il concederti tempo e spazio non vorrei che fosse uno dei tanti modi per rendermi cieco verso la realtà che avrebbe dovuto affogarmi il cuore da secoli. il quadro non sarà proprio sbagliato ma sicuramente ci sono molti lati grigi dal mio punto (interrogativo) di vista. non dovrebbe essere difficile piangere ancora brillantini di notte che poi rimangono attaccati. e i fiori uccidono e nessuno lo sa che si commissionano per amore omicidi, chiedete pure a sanremo. antiparassitari respirati nelle serre. che diventi bianco dentro e nessuno ti viene a trovare. in fondo alla strada ancora urlano, da ore si scannano. da ore si scappano. silenziosamente rientro a casa ancora bagnato e sembra venerdì pomeriggio. mi dimentico di lavare il mio parco giochi di quando ero piccolo. ci riesci bene a rimanere a galla, in equilibrio sulle mie rotaie. trovarsi a novembre fieri di aver resistito. ricordandosi di gennaio quando ancora nemmeno capivi delle valanghe che cadono per i telefoni, per le corsie, per le corse, per le notti, per i pianti nel letto. valanghe nei pianerottoli dei condomini. e magari ci si butta giù dalle scale soffocandosi prima con quel gelo che senti appena sveglio e vedi per tutti i pochi giorni festivi negli occhi bassi delle persone che dovrebbero essere vicine. zero vizi commissionati alla cooperativa delle consapevolezze. che servono a farti dormire. mi salvano le luci spente e quelle fioche. se tutto cambiasse nemmeno riuscirei a metterti a fuoco, fatto di sogni ormai secchi spezzati sotto le scarpe. è che mi riesce meglio non parlarti. è che ho paura di andarci dove sei. in fin dei conti sei sempre con me dentro ad un elastico dei tuoi mille, dentro tre grammi di argento macchiato di nero, dentro tutto il resto di me. e sarai anche dentro un nome e lo sai già magari. e l' amerai, di sicuro anche più di me. mi mancano le coordinate. forse succedono troppe cose nei giorni per rimanerci fissate, forse siamo troppo complessi persino per un possibile dio. rimpiangere l' onestà che ti taglia in due il petto, quel petto leccato. laccato in piombo. sotto il sole le valanghe non si sciolgono, e proprio questa estate magari diventano ghiacciai. che poi il finale della farfalla che mi mostri serve davvero...un po' parafrasando, parafrasandosi. non riesco ad essere un angelo distorto, mostro a due palle che si prende la vita che forse da un po' gli spetta. mi servirebbe solo una mano, e non quella di dio come a maradona. non mi appartengono parole ordinate nelle schede prepagate delle coscienze, insomma di quelle che si comprano al tabacchi o nelle edicole. sano vuoto nero, come un pozzo di petrolio, un oceano di fottutissimo oro nero dove mettersi a fare il morto, annebbiato dalla superficie che nasconde anche te mentre da sotto nasconde il sole le stelle la luna e i gabbiani. che poi magari, laccato di piombo s'arriva prima. tutto quello che sei è quello di cui ho bisogno, è che poi sarebbe possibile condensare tutto in un solo gesto. che i punti in comune li hanno cuciti troppo stretti
5 agosto 2008
purple sun [amo?]
il viaggiatore delle stelle.respirare aria che vibbbbbra e ti si mescola dentro come pizzicotti del cuore. smettere di fumare per due ore di sudore e sorrisi ammiccanti. saluti e baci. la donna più potente del mondo che arava le stelle. tartaruga rossa al dito. e anche lì tutto era un pianeta del tuo sistema gravitazionale. onde di peso che regolano i miei pensieri. occhiali viola. gente e fiumi, grandi come scogli. flussi di energia dal mare interrotti a scatti e ritmi ferroviari nelle venti vene. e sbandieravo anche io con loro. a cena con la cera nella schiena. arcipelaghi campestri delle miserabili carcasse arenate, altro che balene. nemmeno funziona. qualche giorno volano sirene nelle tue nuvole di panna e pericoli e cantano canzoni d'amore di autori suicidi. rimettono in pace le coordinate emotive delle lune storte e di quelle affittate all'umore giornaliero. vi dimettono in due giorni. e morirete insieme alle tartarughe. secoli di onorevoli giornate. allenamenti all'aperto senza rete. quattro anni di amore. (apnea)(dopo due minuti)(di te +++) che tutto si cambia e si mette dove vuole pesare. che ancora non funziona ma le note vibrano ancora nello stomaco di corsa e nascono gatti neri come pece, sfondi perfetti per le tue stelle, costellazioni sui gatti. e sei il contrario della nebbia. e "le notti bianche", che tanto la musica sarà quella mio dio. mi ipnotizzano le pacate sensazioni, costanti che accompagnano tutti i miei giorni fino a quello in cui scopriremo l'africa. un po' meno magari, ma poi rivincita. e poi sogno "il giovedì" con dino. come fosse semplice staccarsi dalla rete e dimenticarsi del pescato, di essere stato pescato. che bel regalo quel giorno, e quelli altri invisibili. che non si vedono ma se chiudi gli occhi li senti respirare nella mia pancia e cantano già come le sirene degli allarmi antiaerei che segnalano l'avvicinamento dei tuoi missili ai miei nemici. è tutto un sogno? e forse davvero riuscirò a registrare una cosa decente pacata e distillata. le novelle patate. le novelle perle sotto terra, altro che i tuberi. e si va avanti camminando a testa in giù con i piedi fasciati di piombo ancora tiepido. stivali fusi e pantaloni di zucchero da mangiare a morsi. tutti e tre insieme in barca che non si mangia nessuno, altro che gioco di logica spicciola.........accecato dal raggio magnetico che abbracciava le tempie che sudavano freddo e ancora tremavano. starei ore a scrivere abbracciato alla tua casa al mare. rompendo le facili esche che non ingannerebbero un pesce cieco ma a cui abbocco io in tuffo carpiato. la rabbia allucinata dei giorni giocati male senza contare i jolly delle possibilità. che spazio ce n'è per prendersela ancora nel sacco..caricarselo in spalla e dimenticare beirut e rio. mojito por favor. e ancora mamma mi accarezza mentre dormo
, rimpiangendo la nostra vita. madonna come gira............che il mondo volava via sotto le tue cosce distese sull'erba mentre le stelle si accatastavano dietro al bar del parco. domani le accendono tutte insieme e il mondo diventa cieco, tranne noi che stavamo lì a dormire
stand by me (I tempo posticipato)
le vacanze fatte di volontario bene per l'anima, per pulirsi la coscienza, ma nemmeno quello, insensibile iniezione di bontà. che riempe i cuori, la testa, i ricordi con personali cartoline d'amore per il mondo, bei ricordi per impegnarsi e dirsi migliori. che fortuna le carte e le navi. ma siamo poveri no? e abbiamo i plasma. diciamolo a chi fa il becchino a 20 anni. lo farei al tuo cieco ottimismo io un funerale. che insofferenza le patine coscienziose. nemmeno a carnevale valgono questi giochi. la bambina chiama amore, e l'uomo risponde presente. che bella la bella stagione. "sei stata tutte le stagioni". mi si spegne il cervello dietro le quinte. che tanto ci sarà un palco. ti ci faccio un maglione arancione con il gomitolo del mio inconscio. srotolarlo è il problema. mi dispiace per le tue ragionevoli pacate mancanze. come tutti i giorni cancellami le rivoluzioni. nelle carceri delle costole. con i lividi che sembrano sistemi solari stampati nell'ombelico. l'unico livido che hanno le madri. altro che voglie. prendi la patente per le mie astronavi che salpano dalle tue favole e conquistano i vortici dei baci rubati, freschi dagli alberi, maturi come il sonno. sonno latitante e terrorista rosso, terrorista nero. macchia di sangue nelle innocenti parole che ascolto davanti al centro commerciale e davvero allora vorrei l'astronave. mi chiami domenica e lunedì piove. ti incontro nei viali alberati della mia notte_non_notte. il frontale poi lo faccio alle 8.30 di mattina con il cuscino bagnato ancora di vino. dammi ricche possibilità. partecipo ai mondiali di bestemmie atee, con la camicia zebrata dai copertoni di lui a marcia indietro. state fermi che riposo in pace, la mia cornice fischia e reclama pazienza. quiete nelle tue stanze domani mattina che tanto la mia musica ti parla d'altro, sordi come sardine sotto lsd, ma sempre in scatola..tu pensa che trip dal tuo vietnam. ****[che tanto il mio quadro è dipinto ad occhi chiusi e nulla s'avvera]
2 agosto 2008
"sei dicembre"
con la neve che cade inciampando sulle teste dei piccioni artici delle nostre passate ricreazioni al parco. con le pagine dei libri che ci urlano addosso di correre verso domenica prossima e il derby delle volontarie accademie. mi misurano il collo e il polso per testare le palpitanti credibili eccitanti scoperte. non c'era bisogno di spalmarci addosso la crema per prendersi l'abbaglio di novembre. che le ancore stridono contro le bacheche di cristallo sotto il tuo letto dimenticato al mare. mi chiamano john doe al mancato appello. ed ero in bagno a vomitarmi dentro le incuranti passionali chiacchiere del giovedì sera al molo. che caldo a dicembre, che li scioglie i piccioni artici del parco nord. come se così non ci perdessero. non perdere nemmeno un respiro delle tue giocate parole. che poi suonano sulla testa e nella pancia i piccioni cubani. che spegnerei tutta la città per far entrare in piazza la tua torta di compleanno. che riuscirebbe ad avanzare anche con mangiafuoco e bud spencer. nemmeno domani nemmeno mai, neppure sotto l'albero di natale fatto a ferragosto così per rompere le palle al bue e all'asino, reperibili, anche loro nella tua testa
1 agosto 2008
cadono le macerie sotto i cannoni a salve
sordi come befane. e si sciolgono anche le scale di casa tua, che nemmeno ho visto mai. giusto a praga per qualche giorno che raccogliere la neve sembrava banale. la potevamo tenere nelle tasche. mi dimentico del vento, del fumo accecante della stanza. come vuoi, come noi partivano gabbiani da malpensa verso lampedusa ad affogare dietro la casa in collina. larghe calzavano le notti a soprassedere i calci sotto le coperte dalle tue emozionate sensibili noie. non ci saranno le burocratiche chiacchierate a giustificarsi, a scaldarsi che poi dimentichiamo estragone in valigia. non ci credo nemmeno se ti vedo. incontrarsi di nuovo per caso, chiedere il libro di storia ancora, prendersi ancora una botta per alessia..che poi la vertigine dell'atmosferica gravità spaventa solo i peluche. dormire davvero sulle nuvole in tempesta
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